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di GIUSEPPE DE FILIPPI Luca di Montezemolo cammina tra le prime file della platea dell'incontro annuale ...

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Conosce tutti, ovviamente, e saluta tutti, pronto a gestire i rapporti con gli ospiti, soprattutto il ministro dell'economia Padoa-Schioppa e il segretario della Cgil Epifani, in una giornata che, fino alla vigilia, presentava qualche rischio di nervosismo: dopotutto siamo ancora nei giorni caldi di una Finanziaria che ha scontentato quasi tutti (con l'esclusione proprio della Cgil) e che a molti industriali proprio non piace per niente. C'è il precedente di Vicenza da dimenticare. Un'assemblea di industriali che, durante la campagna elettorale, si trasformò nel teatro di un durissimo scontro tra Berlusconi e Della Valle con la platea eccitatissima. E c'è il precedente toccato proprio a Epifani, invitato a un'altra assemblea confindustriale in Lombardia e contestato fino al punto da spingerlo a lasciare clamorosamente l'incontro. Insomma, c'è da ricucire e da rassicurare. E nella notte precedente Montezemolo si è speso per sedare, per calmare, i suoi associati. Ora con un rapido sguardo controlla le prime file, le più sicure, e anche quelle dietro, da dove in passato era partito qualche fischio malandrino. Conosce tutti, dicevamo. Anzi no. C'è una ragazza, in seconda fila, con la quale scambiare una prima stretta di mano. È una parlamentare di Forza Italia, Laura Ravetto, avvocato d'affari dagli occhi verdi e dai toni energici. Una rapida presentazione, i dovuti e sinceri complimenti del padrone di casa e poi una battuta, nient'altro che una battuta, ma che potrebbe contenere qualche premonizione sul futuro. «È su giovani parlamentari brillanti e preparati come lei», dice Montezemolo, «che contiamo per costruire il nuovo partito». Ravetto, a dire poco, si sente osservata. Arrossisce, rimane un po' attonita e ne viene fuori scherzando a sua volta: la butta a ridere, giustamente. Lì vicino ci sono Roberto Colaninno e Francesco Bellotti sentono e guardano Montezemolo un po' stupiti e un po' divertiti. È una battuta, si capisce. Ma contiene anche un'idea politica non proprio da buttar via. La stessa idea che sembra ispirare la strategia dei toni morbidi e della preconizzazione dell'inciucio chiaramente percepita nella serie degli interventi più rilevanti. La strategia riesce perfettamente con Padoa-Schioppa. Il ministro viene a Capri a difendere la sua Finanziaria. Dà qualche bacchettata, fa il professore, dice che certe critiche nascono da disinformazione, nel migliore dei casi, oppure da ignoranza o addirittura da teste che funzionano non tanto bene. Gli industriali ascoltano, borbottano appena appena e si sorbiscono la lezione come se fosse un debito di buona educazione verso questo signore che parla un piacevole italiano antico, come quando chiama ubbìe le lamentele degli industriali e degli economisti. Poi parla Montezemolo e Padoa-Schioppa, con le sue ubbìe, sembra già consegnato al passato. Il presidente degli industriali, pur davanti a una platea che per lui mantiene il rispetto ma non ha più entusiasmo, trova i toni giusti. Racconta anche un po' di sé e della sue ansie personali, forse per conquistare simpatie. Ribadisce, sia pure con gentilezza, tutte le critiche alla Finanziaria, ma vuole volare più alto quando parla di economia (il mondo corre e noi stiamo fermi) e vuole dire cose concrete quando parla di politica. Fino a una franca esortazione all'inciucio (usa proprio questa parola Montezemolo). Ha parole di lode esplicite solo per una delle recenti mosse politiche: quel «tavolo dei volenterosi» messo insieme da Daniele Capezzone, con i riformisti e i centristi della maggioranza e con la partecipazione anche di esponenti Udc e di Sandro Bondi come inviato di Berlusconi. Quello, dice Montezemolo, deve diventare il tavolo dei decisori, insomma deve rifare la politica economica, magari, aggiungiamo noi, concordando qualche emendamento e poi spingendosi anche un po' più avanti, fino a diventare una specie di maggioranza ombra. Il tutto condito da ripetute frecciate all'indirizzo del sindacato, anzi della Cgil, indicato come vero ispiratore della Finanziaria

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