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CAPRI — «Chi ha studiato il marxismo e il leninismo difficilmente farà le giuste riforme per il Paese» ...

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Stavolta invece, intervenedo subito dopo le tesi di Colaninno nell'ambito del dibattito sulle «imprese e sugli imprenditori alla conquista della seconda era globale», è apparso decisamente critico nei confronti del governo Prodi. Da Capri, Fedele Confalonieri non rinuncia a inviare strali avvelenati al governo. Evidentemente, anche alui questa Finanziaria proprio non è andata giù. Troppo ideologica, quasi rispecchiasse un rigurgito di quella lotta di classe che oggi suona così tanto anacronistica. Di qui quel riferimento al marxismo e al leninismo, che, secondo Confalonieri, fanno rima con immobilismo. In parole povere: niente riforme, col Paese che, inevitabilmente, ne subirà gli effetti negativi. I numerosi giornalisti presenti all'Hotel Quisisana lo inseguono per strappargli qualche ulteriore dichiarazione, ma il manager di Mediaset nonché fraterno amico di Silvio Berlusconi, parla solo della sua esperienza. E perciò dice «i progetti sulla televisione sono cattivi e Mediaset si sta preparando» senza aggiungere molto altro. Come a dire che l'aria che si respira nei palazzi governativi romani non è delle migliori e gli uffici della più importante rete privata italiana si prepara a difendersi. A cosa allude non è difficile intuirlo, visto che nel transatlantico non si parla d'altro che di riformare la legge Gasparri approvata durante il precedente governo Berlusconi. Ma non solo. Che il nuovo ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, voglia da tempo apportare sensibili modifiche al testo varato dal suo predecessore di Alleanza Nazionale non è un mistero. Ma, nelle settimane scorse, anche un altro tema è riaffiorato con una certa veemenza, amplificato dall'attenzione dei mass media: quello sul conflitto d'interessi. Un vecchio pallino della sinistra, non solo di quella massimalista, che, strada facendo, si è trasformata in tallone d'Achille. Troppo spesso, infatti, il centrosinistra è stato accusati, sia dal centrodestra che dal proprio elettorato, di non aver varato la legge prima delle elezioni del 2001, quando in Parlamento aveva i numeri per farlo. Adesso, tutti invocano a gran voce una legge «democratica e all'americana», che la Casa delle Libertà non ha immediatamente definito «legge bavaglio» o «legge museruola». Conflitto d'interessi, riforma della Gasparri, digitale terrestre e perdita di introiti pubblicitari. C'è tutto questo, oltre a molto altro, nelle considerazioni del presidente di Mediaset Confalonieri. In ogni caso - assicura - l'azienda si sta già preparando. Anche al peggio. Logico quindi che l'attenzione sia tutta concentrata sulla proposte di riforma che il Governo Prodi e la maggioranza di governo stanno per definire compiutamente. «L'Italia ha bisogno di grande coraggio per le riforme di cui ha bisogno ma è difficile vedere qualcosa di buono all'orizzonte». Così chiosa Confalonieri, che poi s'avvia con Mario Moretti Polegato, intervenuto al medesimo dibattito, a discutere il da farsi. Chissà quali le conclusioni. Lui. Esp.

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