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di LUIGI FRASCA DOPO il caso Telecom, la finanziaria torna a ricompattare l'opposizione che si trova ...

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Il primo a parlare di «portare in strada gli italiani», era stato Silvio Berlusconi, poco dopo la pausa estiva. Sabato, l'ipotesi è stata rilanciata dal leader di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, e ieri la linea della protesta viene cavalcata dalla Lega mentre l'Udc si mostra cauta. A nulla sono servite le parole del premier Romano Prodi che da Milano ha ammonito sui pericoli di una simile strategia. «Andare in piazza contro questa finanziaria può anche essere rischioso», ha detto il presidente del consiglio. «Questa Finanziaria è una bastonata sul Paese», ha attaccato Umberto Bossi. «Dobbiamo fare una grande manifestazione, dobbiamo fare sentire la voce del Paese reale», ha aggiunto il leader del Carroccio, minacciando una «marcia su Roma» nel caso in cui il governo intenda «toccare le pensioni». Protesta che il collega di partito Roberto Calderoli ha quantificato in «milioni di padani» pronti a manifestare per «far cadere questo governo». Parole accolte immediatamente da Forza Italia. «Contro questo autentico attacco classista è necessario che la Cdl raccolga la domanda che viene dal suo elettorato di organizzare una grande manifestazione di piazza e una vasta protesta in tutto il tutto Paese», ha detto il vicecoordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto. Leggermente più cauto Pier Ferdinando Casini che boccia senza mezzi termini la Finanziaria («l'Italia è più povera» a causa del «condizionamento permanente della sinistra estrema») e non esclude il ricorso alla piazza come «risposta eccezionale a un momento eccezionale». Protesta che, ammonisce però il leader centrista, non deve diventare una «abitudine populista» del centrodestra. Una cautela confermata dal segretario centrista, Lorenzo Cesa, che parla esclusivamente di «opposizione ferma e intransigente in Parlamento» senza accennare a manifestazioni. Casini è intervenuto anche sull'alleanza di centrodestra. La Cdl è «finita», ha detto il l'ex presidente della Camera, sottolineando che i partiti che la compongono devono comunque rimanere uniti per «tenere alte» le ragioni di chi non ha votato per questa maggioranza. E la rivista Formiche vicina all'Udc rilancia: «La tentazione di scendere in piazza c'è. Tuttavia, prima cedere al facile richiamo di Fini forse è utile provare ad accogliere l'invito di Capezzone per provare a cambiare la manovra in Parlamento». Maurizio Gasparri, dell'esecutivo di An, parla della manovra come di una «strage sociale senza precedenti» e prevede una «grande manifestazione di piazza per dare la spallata al governo delle tasse». Nelle critiche finisce anche la Rai. Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, accusa il Tg1 e il Tg3, di essere «inginocchiati davanti a Palazzo Chigi per propagandare la grande menzogna: è la finanziaria dell'equità». Unica voce fuori dal coro, quella del centrista Marco Follini. «La Finanziaria si cambia in Parlamento, non si contrasta in piazza».

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