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Spiavano la procura Quattro in manette

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Ieri altri quattro arrestati, con nomi meno altisonanti, ma per una vicenda non meno inquietante, dal momento che in parte si è svolta all'interno della Procura di Milano, proprio quella che sta investigando proprio sulle indagini illegali di Tavaroli e Cipriani. Le quattro ordinanze di custodia cautelare, delle quali due in carcere e due agli arresti domiciliari, riguardano il titolare di un'agenzia d'investigazioni milanese, la New Global Agency, un finanziere, un agente della Polizia Locale di Milano e una cancelliera della Procura milanese. Il titolare della New Global Agency, anch'egli come Tavaroli ex carabiniere, sarebbe stato l'organizzatore della raccolta di informazioni destinate anche ad altra agenzie. Non intercettazioni, in questo caso, ma raccolta di informazioni riservate. La donna cancelliere, Domenica P., è stata arrestata nel suo ufficio, al quarto piano di Palazzo di Giustizia. Proprio con la preziosa password di segretaria di un procuratore aggiunto era in grado di accedere a tutti i procedimenti, in cambio di piccole somme di denaro. Le indagini, condotte dalla sezione di Pg della Guardia di Finanza e della Polizia, coordinata dal pm Tiziana Siciliano, hanno fatto emergere, per gli investigatori, una «fitta trama di informazioni illegali, indebite intrusioni nella vita privata di cittadini, consultazione abusiva di registri informatici riservati da parte di personale amministrativo della Procura e appartenenti a Forze dell'Ordine». Tutti i dati che si potevano raccogliere, insomma, anche riguardanti procedimenti delicati di natura economico-finanziaria. Tra gli otto indagati a piede libero che sono stati solo perquisiti c'è anche un carabiniere del nucleo informativo che, per qualche tempo, aveva lavorato a fianco del pm Fabio Napoleone, uno dei tre che stanno coordinando le indagini sull'attività di Tavaroli e gli altri, e un maresciallo comandante di stazione. Inchieste indipendenti l'una dall'altra, anche se sembrano presentare molte affinità. Accesso abusivo a sistema informatico e telematico, rivelazione di segreto d'ufficio e falso ideologico, concorso in corruzione sono i reati contestati. È stato scoperto anche un episodio di usura e millantato credito. Gli arrestati sarebbero «collettori delle più varie richieste di informazioni riservate». Il compenso per quelle informazioni acquisite illegalmente erano piccole somme di denaro, regali vari, come orologi, computer, o addirittura favori come la cancellazione di sanzioni relative a violazioni anche gravi al codice della strada.

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