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DA un po' di tempo il premier Prodi sembra soffrire di amnesie o quantomeno di essere fuori dalle decisioni del suo governo.

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..».Poi ha lanciato messaggi rassicuranti dicendo che il governo «sta procedendo in modo più veloce che in passato» e che «non ci sono difficoltà insormontabili». Una precisazione necessaria dal momento che per tutta la giornata la tensione era andata crescendo all'interno della maggioranza. In serata, il rischio di non riuscire più a tenere una maggioranza le cui componenti minoritarie hanno cominciato una rincorsa nella presa di distanza da questo o quel capitolo della manovra (ma anche nell'Ulivo il disagio cresce) ha portato dunque ad una correzione di tiro. Nessun problema, secondo ilpremier, neppure sul delicato capitolo della scuola che ha già messo in allarme i sindacati di categoria. «È mio dovere, di fronte ai problemi che fanno emergere diversità di posizioni, prendere in riesame il capitolo. Vediamo cosa si può fare per vedere di riarmonizzare anche questo capitolo». Il premier ha afermato di aver incontrato il ministro dell'Istruzione Beppe Fioroni e di avere in programma un incontro con il titolare dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Prodi annuncia anche che ci sarà un incontro con i capigruppo e che sono in corso riunioni con i leader dei partiti. Dopo aver visto Giordano di Rifondazione e Rutelli, a breve sarà la volta del segretario Ds Piero Fasino. «Ovviamente ci sono continui colloqui per affinare gli ultimi aspetti della Finanziaria». In serata il premier ha visto anche i leader sindacali. Il premier ha garantito ai senatori dell'Ulivo che non intende chiedere la fiducia a Palazzo Madama sulla manovra economica. In molti dentro la coalizione si lasciano andare a recriminazioni per l'assenza di informazioni da parte del governo e per il fatto di doversi trovare a commentare, e magari difendere, scelte dell'esecutivo di cui si è letto sui giornali. Nella riunione della mattinata fra i capigruppo dell'Unione alla Camera, anche Dario Franceschini avrebbe ironizzato sul modo in cui il governo «tiene ben coperte le sue carte».

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