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«Telecom attaccata da una zona grigia»

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Questi i punti forti su cui si basa la difesa di Marco Tronchetti Provera. A undici giorni dalle dimissioni dalla presidenza di Telecom, il manager teso in volto, ma con il piglio sicuro di sempre, improvvisa una conferenza stampa per combattere così il «cortocircuito informativo» di questi ultimi giorni. «È necessario far chiarezza» sullo stato patrimoniale del gruppo dice, ricordando di aver «denunciato una campagna mediatica che tende a screditare il gruppo». «Mantengo la fiducia nelle istituzioni - ha aggiunto - e sono sicuro che la zona grigia che crede di trarre giovamento da un momento di debolezza della politica e dell'etica verrà allo scoperto». Il manager perde il suo aplomb e alza la voce solo quando arriva a descrivere «l'ultimo atto» di questa campagna. «Sono indignato: la deposizione di una persona che ha tentato un ricatto (sui conti in Svizzera, ndr.) è diventata realtà» su un quotidiano. «Io e l'ad Carlo Buora lo abbiamo denunciato, su quei conti non c'era niente di irregolare». «È stato coinvolto anche Puri Negri - ha aggiunto Tronchetti - a cui è stato attribuito l'acquisto di azioni Unim: io, come Buora e Puri, siamo persone per bene». Non vuole invece commentare la bufera sollevata dalle intercettazioni illegali («ci sono delle indagini in corso») ma non rinuncia ad appellarsi «ai fatti: nelle 344 pagine dell'ordinanza non esiste una riga che parli di intercettazioni; le avete lette» dice rivolgendosi direttamente ai presenti in sala. «Telecom non fa intercettazioni, collega solo le procure attraverso le linee». Non fa nomi, nonostante l'insistenza dei giornalisti che vorrebbero chiarire chi fa parte di questa «zona grigia». «Non dò la colpa a nessuno - frena Tronchetti - c'è stata una convergenza di situazioni in cui si sono trovate Pirelli e Telecom. Si sono aggiunte motivazioni politiche, economiche e sotto si è infilata la speculazione e si è creato così un cortocircuito informativo». Con i cronisti presenti Tronchetti ha così qualche schermaglia verbale, dibatte appassionatamente sulle cifre e rivolge loro un appello: «Aiutateci a dire la verità». «Le aziende del gruppo sono sane» ripete così con insistenza Tronchetti sciorinando dati, mostrando documenti ufficiali diffusi senza risultati «a investitori, ministri, giornalisti» e confermati anche dal nuovo presidente Guido Rossi. «Non c'è un signore ricco con aziende piene di debiti» precisa «ma se parli con un tassista ti dice: come faremo con i debiti di questa Telecom? Questa è l'atmosfera che si è creata». Ora che ha fatto un passo indietro e di Telecom è solo azionista, Tronchetti è restio a entrare nei dettagli del piano annunciato l'11 settembre ma ribadisce, «non è una ristrutturazione ma una riorganizzazione industriale» pensata «non per soddisfare le aziende della parte alta della catena» ovvero, Olimpia (che possiede circa il 18% di Telecom) e Pirelli che controlla l'80% della holding (a ottobre con l'uscita di Unicredit e Intesa).

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