Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

È stato tirato in ballo da Tavaroli «Riferivo a lui, non al presidente»

default_image

  • a
  • a
  • a

È stato quest'ultimo a citare l'attuale ad della compagnia telefonica nell'articolato interrogatorio di venerdì davanti al gip Paola Belsito, su ordine della quale Tavaroli è stato arrestato con l'accusa di associazione a delinquere, corruzione e violazione del segreto d'ufficio. Tavaroli si è difeso: «Non ho commesso reati» e ha aggiunto che per quanto riguarda la sua attività rispondeva a Buora e non, come un testimone dell'inchiesta ha sostenuto, all'ex presidente di Telecom, Marco Tronchetti Provera. Era stato Armando Focaroli, presidente di Italaudit, la società del gruppo incaricata dei controlli interni, a riferire ai pm che Tavaroli «godeva di ampia autonomia» all'interno del settore security di Telecom e «non dettagliava le attività compiute tanto nel contenuto quanto nelle dimensioni, agiva con grande frequenza mediante operazioni fuori sistema, e non riferiva sostanzialmente a nessuno, se non al Presidente». Circostanza smentita da Tavaroli che, invece, ha detto di aver fatto riferimento a Buora per quanto faceva, compresa quella «consulenza tecnica», in seguito agli attentati di Londra, richiestagli da Telecom sulla base della sua esperienza antieversione. Hanno respinto le accuse anche tre degli arrestati che sono stati interrogati a Firenze per rogatoria: sono Spartaco Vezzi, impiegato dell'Agenzia delle Entrate di Firenze, Rolando Bidini, ex dipendente della stessa Agenzia, e Giorgio Serreli, ex ufficiale della Guardia di Finanza in pensione e riciclatosi come investigatore privato, ora agli arresti domiciliari. Nel frattempo il ministro della giustizia Clemente Mastella ha annunciato da domani un'«azione in termini amministrativi» per capire come Telecom conduce le intercettazioni e per vedere se vi siano ancora nell'azienda telefonica «detriti» o «derive» che possano pregiudicare uno strumento investigativo così importante nei processi. Insomma il Guardasigilli vuole vederci più chiaro nel sistema di gestione delle intercettazioni telefoniche, quelle disposte dall'autorità giudiziaria e che si avvalgono della Telecom per la loro realizzazione tecnica. Per questo, ha detto, «da lunedì attiverò i miei uffici per garantire che ci sia pulizia morale e non detriti e derive» e per rimuovere «i motivi di preoccupazione per le garanzie e le tutele della persona». Il ministro ha però preso le distanze dalle richieste di sospensione delle attività svolte da Telecom in questo settore. Ma se la situazione che emergerà all'azienda telefonica «dovesse evidenziare fatti inquietanti non rimediabili», ha spiegato il sottosegretario alla giustizia con delega alle intercettazioni Luigi Li Gotti, l'azienda potrebbe anche «non essere più chiamata a svolgere il servizio ausiliario dell'attività giudiziaria di compimento delle intercettazioni». «Quando in una mensa scolastica si servono ai bambini pasti avariati — è l'esempio fatto da Mastella — si sospende l'attività della mensa. Analogamente io dovrei sospendere l'attività della Telecom per quanto riguarda le intercettazioni. Ci sono però problemi di azionariato — ha spiegato — problemi che riguardano i lavoratori e quindi mi pongo a metà: difendo e dò tutte le garanzie a chi ha intercettato legalmente e prendo un attimo per riflettere e valutare su tutto il possibile immaginabile». Tutela che Mastella ha detto di voler applicare anche all' azienda: «Ho parlato a mercati fermi — ha spiegato il ministro della Giustizia — in modo da salvaguardare il titolo di una società quotata in Borsa».

Dai blog