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di GIULIO STRADA LA CGIL detta la linea al Governo sulla Finanziaria.

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Se non è un diktat quello che ieri il leader dell'organizzazione sindacale, Guglielmo Epifani, ha rivolto all'esecutivo poco ci manca. L'occasione per ribadire la contrarietà a discutere di riforma del sistema previdenziale è stato ieri l'incontro tra i sindacalisti, il Governo e le imprese sono tornati a sedersi al tavolo della concertazione. Un vertice nel corso del quale l'esecutivo che ha annunciato la volontà di scrivere una Finanziaria improntata sulla tutela dei salari, a partire dal taglio della tassazione sul lavoro. Ma in cui lo spinoso argomento delle pensioni tenuto alla larga delle discussioni. Una tesi sostenuta anche successivamente dal ministro del Lavoro, Cesare Damiano che ha ribadito sulla richiesta di Epifani di tenere il capitolo delle pensioni fuori dalla Finanziaria, che «la manovra non sarà solo di rigore ma coniugherà il rigore con lo sviluppo e l'equità e il capitolo delle pensioni non deve essere utile per sanare il debito ma l'obiettivo è di tenere il sistema in equilibrio tra chi andrà in pensione e per i nostri figli». Per Damiano, «si potranno fare provvedimenti ad esempio io sostengo l'esigenza di aumentare i contributi previdenziali per il lavoro subordinato ma le riforme di carattere più strutturale potranno essere affrontate anche successivamente all'interno di uno schema di lavoro da definire con i sindacati». Poi la precisazione sul tipo di intervento pensionistico in cantiere. «Si era sparsa l'idea curiosa che io volessi alzare l'età pensionabile fino ai 62 anni. In realtà io voglio fare il contrario» ha spiegato Damiano che ha aggiunto «poiché la controriforma della legge Maroni costringerà i cittadini dal 2008 ad andare in pensione con un minimo di 60 anni, la mia domanda è se è possibile fare in modo che si vada in pensione prima dei 60 anni in base a una scelta volontaria. Io mi sto interrogando, so che ha un costo e le risorse sono strette, ma si tratta di trovare le soluzioni per comprendere questo costo». In Finanziara dunque messo nel cassetto il capitolo pensioni si parlerà di altro. «La riduzione delle tasse sul lavoro sarà il cuore della Finanziaria» ha commentato sorridente alla fine dell'incontro a Palazzo Chigi il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Enrico Letta, dopo che lo stesso ministro del Tesoro aveva esordito al tavolo annunciando la necessità di «riscrivere l'accordo del '93» sulla politica dei redditi. «La nuova politica dei redditi deve sostenere i salari e le pensioni, come quella del 1993 puntò sul risanamento» ha chiarito anche il segretario generale della Cgil mettendo in chiaro le condizioni per la ripresa del dialogo: «la Finanziaria deve essere coerente con questa posizione e quindi con la crescita e lo sviluppo». Un giudizio ancora più netto sulla proposta del governo è arrivato dal segretario della Uil che ha addirittura parlato di «musica per le orecchie» considerato che «sono tre anni che diciamo di riscrivere l'accordo del '93». Anche Angeletti mette però le mani avanti:«Il buongiorno - ha detto - si vedrà da come sarà affrontato il capitolo dei contratti pubblici.» La Finanziaria - ha continuato - almeno su alcuni capitoli, dovrà essere coerente con ciò che si dovrà fare poi: sarebbe inaccettabile se il governo volesse sfidare i sindacati per dare meno soldi al pubblico impiego ma sarebbe accettabile chiedere, ad esempio, più produttività». Raffaele Bonanni, leader della Cisl, si spinge addirittura a parlare di «sintonia tra le posizioni del Governo e quelle dei sindacati sulla necessità di riscrivere il patto del 1993». Anche l'Ugl ha infine sottolineato il legame tra nuova politica dei redditi e Finanziaria, le cui scelte, in particolare per quanto riguarderà le politiche per la famiglia, influenzeranno inevitabilmente il percorso di confronto. Intanto Cgil, Cisl e Uil stanno intando mettendo a punto un documento unitario sulla finanziaria da presentare al governo: il testo sarà presentato lunedì. Prima del varo della Finanziaria il governo intende poi riunire

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