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Mancino: Csm a rischio paralisi

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Sotto tiro il nuovo ordinamento giudiziario «Ma la riforma c'è, via solo gli ostacoli»

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Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, sceglie la prima riunione del plenum di Palazzo dei Marescialli per lanciare l'allarme e chiedere al ministro e alle Camere di scongiurare il blocco dell'attività del Csm «in settori fondamentali». In particolare, le procedure per i trasferimenti dei magistrati, già ora non troppo rapide, «richiederanno tempi più lunghi»; stessa sorte per gli incarichi direttivi per i quali si prevede «la dilatazione» della durata dei concorsi. I problemi riguardano anche la sezione disciplinare, con la trasformazione dell'azione disciplinare da discrezionale a obbligatoria; per evitarli occorrerebbe «un filtro che faccia trovare uno sbocco immediato alle denunce palesemente infondate». Pressa la scadenza di ottobre, quando i magistrati dovranno decidere tra la carriera di pm e quella di giudice. Ma non si è trattato di una crociata contro la riforma varata nella passata legislatura dalla Cdl ma soltanto di un appello per un intervento bipartisan del Parlamento affinché riveda alcune parti di non facile attuazione, proprio mentre il Senato si accinge, la prossima settimana, a discutere in aula il ddl di sospensione della riforma. Quella di Mancino è una «comunicazione pubblica» che riassume le preoccupazioni emerse l'altro ieri in una riunione informale con tutti i consiglieri del Csm sulle «difficoltà, che non sono poche», che si creano per l'attività del Consiglio superiore con la nuova legge di ordinamento giudiziario. E anche la strada scelta per esprimere questo allarme è stata concordata con tutti i consiglieri. Proprio per preservare e, anzi, «rafforzare» lo spirito unitario che sembra animare questo nuovo Csm, spiega Mancino, è scattata l'ipotesi di un documento sulla riforma e sul ddl di sospensione da discutere in plenum a cui erano contrari i laici della Cdl; anche perché se il dibattito fosse slittato alla prossima settimana si sarebbe potuto parlare di una «interferenza» del Csm nei lavori del Senato alle prese con il ddl del governo. Niente di più lontano da quel che vuole il vice presidente: «Noi non abbiamo messo sotto giudizio la riforma» ha detto Mancino. «La legge c'è - ha sintetizzato il vice presidente - e va applicata».

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