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«Niente interferenze sovietiche»

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L'azienda risponde ai suoi azionisti e ai suoi stakeholder, tra cui non mi risulta ci sia il governo». Roberto Maroni, capogruppo della Lega Nord alla Camera, replica così alle parole di Prodi e del governo sul riassetto del gruppo Telecom Italia. Secondo l'ex ministro del Welfare, «è vero che la sinistra con Telecom ci ha abituato a interferenze anche pesanti, basta vedere la storia di Colaninno, la cosiddetta cordata padana e gli amici di D'Alema, ma non vorrei che tornasse la merchant bank di Palazzo Chigi, cosa che invece mi pare si profili all'orizzonte». Per Maroni, «la politica deve stare a guardare ed evitare di interferire, perchè Telecom non è l'Iri: non è un ente pubblico. Queste prese di posizione di esponenti del governo sono delle interferenze pesanti con il mercato e sarebbe bene che la Consob aprisse un riflettore su queste vicende. E conoscendo la debolezza strutturale delle azioni Telecom credo - conclude Maroni - che la Consob debba intervenire per evitare che qualche dichiarazione di troppo, o fatta appositamente in un modo piuttosto che in un altro, possa arricchire qualcuno e danneggiare i soliti azionisti deboli». «Il lupo perde il pelo ma non il vizio», dice invece Adolfo Urso, dell'Esecutivo nazionale di Alleanza nazionale, commentando la «reazione irritata» di Prodi e della sinistra per le decisioni degli azionisti Telecom-Tim e «l'affannarsi del governo sul caso Abertis-Autostrade. Se a ciò aggiungiamo la cosiddetta riforma degli incentivi definita dallo stesso Rutelli di stampo sovietico, ci accorgiamo come emerga la forte tentazione della sinistra di mettere le mani sull'economia, all'insegna delle peggiori partecipazioni statali. Insomma, conclude Urso, potremmo dire «il lupo statalista con il vizio del dirigismo». Per Giuseppe Vegas (FI), sottosegretario all'economia all'epoca della riforma della golden share con la finanziaria 2004, invece, il riassetto di telecom «è un'operazione in cui bisogna guardare bene dentro», Vegas ricorda che «il governo può utilizzare un certo potere in virtù di quelle norme, anche come moral suasion. A questo punto - aggiunge - bisogna vedere cosa decide di fare».

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