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La settima festa di Azione Giovani

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La sede, la settima festa del movimento, «Atreju 2006», che da dieci anni raccoglie l'eredità del vecchio Fronte della Gioventù e che adesso si pone sempre più con ambizione nell'agone politico. Un appuntamento che quest'anno è ancora più significativo visto che per la prima volta potrà annoverare tra le sue file un presidente che è anche vicepresidente della Camera dei Deputati. A Giorgia Meloni spetterà il doppio ruolo, e la doppia responsabilità, segnale di una maturazione avvenuta ma anche della consacrazione di una stagione e di una generazione che come ama dire «è autenticamente ribelle, ma senza passamontagna». E poi la presenza del presidente della Camera, Fausto Bertinotti, anche questa una novità assoluta, la prima volta per un esponente di sinistra ad una festa giovanile di destra. Una partecipazione che non ha mancato di sollevare critiche a sinistra. Semplice ed efficace lo slogan scelto: «Essere, non sembrare», che rappresenta esattamente la volontà di guardare alla tradizione senza tralasciare i problemi e la complessità delle sfide dell'attualità. In tutto quattro giorni, da domani fino a domenica, dove Ag cercherà di confrontarsi, di discutere e di proporre tenendo fede alla sua storia ed ai suoi valori. Come detto «essere e non sembrare» e quindi come la stessa Meloni precisa: «Raccontare un'identità senza fronzoli, senza schemi. In breve essere in ragione di quello che si fa, sulla base dei propri gesti e della propria attività. Anche la scelta del logo, un re Artù multimediale, stilizzato, è la volontà da parte nostra di rappresentare un'idea, l'essere, senza alcun riferimento alle apparenza». Scelte che vanno ben oltre la propaganda ma che vogliono essere soprattutto un messaggio, la rivendicazione di chi si sente comunque parte ed espressione di una comunità. Un mondo che, con la sua elezione, è riuscito a porsi alla ribalta del mondo politico. «È il riconoscimento - spiega Meloni - del lavoro di tanti ragazzi, di una generazione che ha lottato per affermare i valori, i propri, gli ideali in cui credere». Ma non solo perché dietro c'è anche l'analisi di «un movimento che è cresciuto molto, che ha saputo attraversare la fase difficile della stagione di governo. Siamo stati bravi ad evitare l'implosione durante il periodo in cui siamo stati maggioranza. Il movimento ha continuato ad essere vivo ed a rappresentare la spina nel fianco del partito». Spina nel fianco, come disse Fini al congresso di Bologna, perché Ag ha dimostrato come «sia stata capace di evitare di trasformarsi in burocrazia e di continuare a provocare e proporre». Sta qui, nel provocare e proporre la grande sfida di Ag, «una sfida che è nel custodire dei valori di riferimento ed al tempo stesso di porsi come avanguardia capace di comprendere i grandi mutamenti del nostro tempo». Per il futuro si guarda ad An, alle prossime mosse tenendo presente «che quello che ci interessa non sono i contenitori, ma i contenuti». Dar. Cas.

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