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Fini offre la mediazione Primi mugugni nell'Udc

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O almeno del tentativo. giungendo a Cerignola, in provincia di Foggia, per la festa regionale di Alleanza Nazionale, ieri Gianfranco Fini ha lanciato un chiaro messaggio di pace. «Sono convinto - ha detto - che in questo momento gli elettori del centro destra chiedono a tutti i leader della nostra coalizione di non dividersi, di non indebolire la coalizione perchè il centro destra, gli elettori del centro destra chiedono il massimo dell'unità per rendere più difficile l'azione del governo Prodi». Fermandosi a chiacchierare con alcuni giornalisti ancora prima dell'inizio del meeting ha da subito posto l'accento sull'importanza, soprattutto in questo momento, del «clima sereno» all'interno della Casa delle Libertà, ma senza fusione, almeno non nell'immediato. «Se domani facessimo un partito unico - ha sottolineato Fini - faremmo un errore. Se lo mettiamo come punto di arrivo, allora sì». Il presidente di An ha sottolineato inoltre che i partiti «non sono costruiti in laboratorio». C'è «un cammino per valorizzare tutto quello che è comune. Cominciamo con una federazione. Passo dopo passo si può arrivare ad un raggruppamento di centrodestra». Fini non ha nascosto che questo processo abbia insidie come sta avvenendo «a sinistra, dove l'operazione» di raggruppare vari partiti e schieramenti «non è semplice: non è come la fusione di due aziende». Il presidente di An ha comunque auspicato che nel tempo si possa «arrivare a forme sempre più ampie di collaborazione». Rispondendo ad una domanda di Maurizio Belpietro su quale sia il modello europeo di destra da seguire in Italia, Fini ha detto: «Vogliamo che gli europei guardino alla destra italiana». «Cosa vuol dire destra? - si è chiesto l'esponente di An - chi si colloca a destra o nel centrodestra è cosciente dell'identità nazionale. Già partendo da questa ovvia considerazione è evidente che mi viene l'orticaria quando si parla di destra europea». Sulle polemiche riguardante la missione italiana in Libano, Fini ha ribadito l'intenzione di presentare un ordine del giorno che chiede al Parlamento il riconoscimento del carattere pacifico di tutte le missioni militari italiane all'estero, compresa quella in Iraq. «Se il Governo dirà - ha spiegato Fini - e sono convinto che non accadrà, che loro sono contrari al nostro ordine del giorno, potremmo prendere in considerazione l'ipotesi di non votare il decreto assumendocene la responsabilità. Se il centrosinistra rende omaggio a questa verità, i nostri voti non mancheranno». Insomma, una linea che cerca di mettere tutti d'accordo e di spianare la strada a un vertice dell Cdl. E di salvaguardare la leadership di Berlusconi e di consentire a Casini di rientrare nei ranghi. Visto che nell'Udc cominciano a serpeggiare mugugni.

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