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«L'Ucoii sta danneggiando l'Islam»

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Ma il tentativo è risultato vano. L'Ucoii, a differenza della maggioranza della Consulta, non ha voluto condannare quella pubblicazione-provocazione che associava lo stato di Israele allo stato nazista. E scoppia la polemica. Anzi la condanna, e c'è già chi vorrebbe l'Ucoii fuori dalla Consulta. Come Gasparri (An) che auspica «l'immediata estromissione» dell'organo, sottoponendolo poi a «controllo e bonifica» delle sue attività. Ma intanto, l'islam si spacca in due, come poi succede in tutto il mondo. Estremisti e moderati. Khalid Chaouki, membro della Consulta islamica ed ex presidente dei Giovani musulmani in Italia, non sembra avere dubbi: «Con questa mossa l'Ucoii si è praticamente autoescluso». Chaouki, forse per il bene dell'islam italiano l'Ucoii doveva fare un passo indietro. «In qualche modo tutto questo era prevedibile. Il ministro Amato ha tentato fino all'ultimo. È un peccato, perché è un nuovo danno a una parte dell'islam italiano». Non pensa che così facendo l'Ucoii ha solo spaccato in due la popolazione musulmana in Italia? «Con questo gesto l'Ucoii non spacca in due l'islam italiano, ma crea sicuramente un clima di tensione». Perché l'Ucoii trova difficoltà ad ammettere il diritto di Israele a esistere? Il problema è che si vive in Italia, ma con la mentalità da mediorientali. C'è bisogno di una evoluzione del pensiero degli islamici in Italia. E di formazione culturale su cosa è l'islam. Teme che ora il dialogo con la Comunità ebraica si possa interrompere? «Il dialogo vero non c'è mai stato tra Ucoi e Ucei. Ma l'islam italiano non è solo l'Ucoii». Ma è un organo che spesso si rifà al pensiero dei "Fratelli musulmani", organizzazione terroristica... «C'è un chiaro avvicinamento a quella linea, una simpatia per non dire di più. È innegabile che esistono in Italia, ma come poi nel resto d'Europa, gruppi organizzati che usano il linguaggio della jihad. È un pericolo e io, con le organizzazioni con le quali collaboro, ho sempre cercato di aginare questi movimenti. Ma c'è bisogno di una collaborazione da parte di tutti». Secondo lei c'è bisogno di un ricambio di generazione prima che i musulmani italiani si integrino con gli occidentali? L'integrazione dipenderà da come tutti i musulmani si confronteranno con il resto del mondo. Sicuramente sarà opportuno un investimento su i più giovani».

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