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L'Udc resta la spina nel fianco del Cavaliere

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Pierferdinando Casini ha più volte fatto capire che la linea di chiusura e di «lotta dura» che vuole seguire Berlusconi nei confronti dell'Unione non gli garba affatto. È successo con l'elezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica, quando l'Udc aveva cercato in tutti i modi di convincere gli alleati ad appoggiare la candidatura del senatore diessino, è successo con il referendum sulla devolution, un tema sul quale il partito dei centristi non era affatto in sintonia con il resto della Cdl. E in ballo c'è anche l'eterno tormentone su chi dovrà essere il futuro leader della Cdl. L'ultima uscita di Berlusconi al meeting di Cl sembra aver sgomberato il campo da equivoci: il Cavaliere non vuole mollare. La strategia dell'ex presidente della Camera potrebbe essere sempre la stessa: un continuo «stop and go» per sganciarsi dalla sudditanza di Berlusconi. Anche perché Casini sa che il suo elettorato lo premia solo se riesce a ritagliarsi un ruolo autonomo. Dentro il partito c'è poi da capire cosa farà Marco Follini. Alla festa dell'Udc a Fiuggi non figura tra gli invitati. E c'è chi giura che in lui sia molto forte la tentazione di uscire dal partito.

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