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Le contestazioni non sono mai state così forti e nette come quest'anno. Applausi solo alla Cdl

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Fischiato sonoramente dal pubblico del Meeting di Rimini. Dal popolo di Comunione e Liberazione. Quel popolo di ragazzi e ragazze, di teen ager, cattolici, impegnati, movimentisti. Milanesi e palermitani, romani e bergamaschi che hanno scelto. E hanno scelto di stare con la Cdl. Il Meeting che si è appena concluso consegna alla storia la prima manifestazione davvero schierata. Schierata con la Chiesa, d'accordo. Ma anche con una parte politica. Accanto ai telefonini con Giovanni Paolo sullo screen saver, compaiono le magliette «Silvio forever» dedicate a Berlusconi. Fischi alla Binetti, molto vicina al cardinal Ruini, presidente del comitato Scienza & Vita che ha condotto la battaglia referendaria dell'anno scorso sulla procreazione assistita. Ma «rea» di aver scelto di diventare senatrice con la Margherita. Fischi a prescindere, non tanto per quello che ha detto ma per la scelta compiuta. Fischi a Francesco Rutelli. E fischi pure al segretario della Cgil. Fischi a loro volta condannati dal vertice di Cl. Una condanna che è servita a poco, perché le sonore proteste si sono fatte sentire sino all'ultimo giorno. Non era mai accaduto nel quarto di secolo di Meeting. Certo, i fischi si sono uditi più di una volta. Ma erano sempre diretti verso una politica. Contro la politica per la scuola del primo governo Prodi, i buuuu del pubblico erano diretti verso l'allora ministro pidiessino Luigi Berlinguer. E andando a ritroso nella storia, le contestazioni sono sempre state contro una frase detta, un concetto espresso dal palco. Non contro uno schieramento politico. E per di più le contestazioni sono state quasi a «prescindere», prima ancora che gli esponenti del centrosinistra iniziassero a parlare. E se per il centrosinistra il Meeting quest'anno è stato un calvario, per il centrodestra è stata più che una festa di partito. Tripudio vero, autentico per Marcello Pera, il laico divenuto nuovo baluardo dell'identità cattolica. Il seguace di Popper diventato amico del Papa. Colui che sul pianeta politica ha piantato la bandiera della difesa dell'Occidente. Cori da stadio per Berlusconi che, proprio qui, s'è sentito rinfrancato. È vero pure che in campagna elettorale Cl aveva diffuso un manifesto con il quale prendeva per la prima volta nella sua storia posizione così apertamente — mettendola anche nero su bianco. E chiedendo ai suoi di votare in massa la Cdl. Ma più d'uno aveva sollevato dubbi e sospetti che la base non seguisse. Alla prima prova, i militanti di Cl hanno dimostrato di aver seguito e di continuare a tifare. Al punto che quando l'altro giorno sono comparsi gli striscioni pro Cavaliere, lo stesso entourage dell'ex premier non sapeva se si trattasse di ragazzi di Forza Italia e di giovani di Cl. A dimostrazione che in alcune zone d'Italia la contiguità tra partito e movimento non ha soluzione. D'altro canto, le urne erano state chiare. Basta vedere come Forza Italia e soprattutto l'Udc abbiano fatto il pieno di voti nell'elettorato cattolico. Quella stessa parte di elettorato che invece non ha creduto alla Margherita e al suo leader dal passato radicale. Non ci ha creduto e non ci crede. Anzi, adesso appare anche un po' infastidita. E fischia.

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