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Giovani politici, il nuovo che avanza. A rilento

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I militanti sognano il Parlamento ma rimproverano i partiti: «Poco spazio per gli under 30»

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Molti di quelli che sono oggi i protagonisti della politica italiana sono stati leader di movimenti giovanili. Allo stesso modo, oggi sono tanti i ragazzi impegnati a 360 gradi nelle varie sezioni giovanili dei partiti. La voglia è la stessa, lo slogan per tutti è: «la politica nel cuore». C'è chi addirittura si è avvicinato alla politica fin da bambino, destreggiandosi tra figurine di calciatori e volantini elettorali. Fabrizio Tatarella, pugliese, 29 anni, componente dell'Esecutivo nazionale di Azione Giovani, oggi uno dei giovani più attivi e creativi in Alleanza Nazionale. «Mi sono iscritto al Fronte della Gioventù, racconta Tatarella, a 10 anni. A scuola giravo con le figurine dei politici del Msi ritagliate dal Secolo insieme a una mega raccolta di volantini. Il sabato sera invece di andare in discoteca preferivo appiccicare manifesti (e strappare quelli del Pci)». Tante le idee e i progetti che spingono questi ragazzi a darsi da fare. «La politica è in continua evoluzione, aggiunge Tatarella, e spetta ad una classe dirigente giovanile, autenticamente matura e politicamente preparata, anticipare i tempi, precorrerli. Ogni generazione giovanile ha il suo contesto, i suoi problemi e le sue specificità: la nostra sfida, aggiunge, è quella di essere interpreti, sensibili e consapevoli, dei sogni e delle aspirazioni della nostra generazione, delusa, spesso dalla politica e alla ricerca di nuovi riferimenti politici e di nuove risposte». A prescindere dal partito, la politica è per i giovani attivisti un terreno da scoprire, un mezzo per poter monitorare la realtà essendo artefici del cambiamento. Il loro impegno diretto sul campo dà la possibilità di essere a contatto diretto con il Parlamento, a volte criticandone le scelte e perché no, a volte anche prendendone le distanze. Per Domenico Barbuto, segretario nazionale dei giovani Udc, «quello che porta un ragazzo ad entrare attivamente in politica è solo la passione». Calabrese, 27 anni, definito da molti ün vulcano di idee, attivo all'interno dell'Udc fin dai tempi del liceo e soprattutto grande sostenitore della presenza dei giovani all'interno della politica italiana. Secondo il giovane segretario Udc «oggi, purtroppo il ruolo dei giovani è considerato marginale. Non esiste un ricambio generazionale ma una sorta di blocco, presente un po' in tutti i partiti. Tutti noi giovani lavoriamo insieme proprio per questo, ci battiamo per valorizzare la nuova classe politica. Da qui nasce una forte collaborazione e solidarietà tra i giovani attivisti, da destra a sinistra, senza distinzione». Sulla scelta del partito, Barbuto dice di non essere affatto pentito. «Tornando indietro sicuramente farei la stessa scelta, sia di vita politica che di schieramento partitico, anche se, ogni tanto l'Udc dimentica il suo orgoglio, dimentica di essere il partito-confine del centro destra. Spero che da ora in poi, questo avvenga un po' di più, chissà magari proprio attraverso i suoi ragazzi». Dunque i giovani guardano al Parlamento e ai partiti con una sorta di «tacita cautela»: alla classe adulta si rimprovera un po' di «miopia politica» e a volte, la mancanza di «strumenti adeguati». Per Rafi Korn, 25 anni, coordinatore nazionale del settore giovani dei Verdi, oggi c'é un forte dispimpegno delle nuove generazioni nei confronti della politica. «Io ho cominciato, spiega Korn, proprio per questo motivo. Oggi i giovani vedono con diffidenza questo mondo, i partiti e gli stessi giovani che come loro che si impegnano in questa attività. Ma quello che ho sempre detto loro è che bisogna invece occuparsi della politica perché se anche noi ce ne disinteressiamo, ci sarà sempre qualcuno che deciderà per conto nostro. È meglio allora impegnarsi e tentare, senza false illusioni, di migliorare un poco il mondo vicino a noi». Per i giovani militanti, di destra e di sinis

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