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CON la ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva, torna al centro del dibattito politico la ...

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Attualmente la questione del conflitto d'interessi è regolata dalla legge Frattini approvata nel 2004 dalla Casa delle libertà. L'Unione, con il pdl Franceschini, punta a riformare la materia introducendo due rilevanti novità. La prima consiste nell'istituire un'Authority a cui spetterebbero le funzioni oggi esercitate per le rispettive aree di competenza, dall'Antitrust e dall'Agcom. L'Authority, composta da cinque membri, verrebbe investita di reali poteri di prevenzione e sanzione dei conflitti. L'altro punto focale della proposta di legge è l'introduzione del blind trust per cui i membri del governo (dal premier fino ai sottosegretari) devono affidare i loro patrimoni mobiliari superiori ai dieci milioni di euro a una gestione scelta dal presidente dell'Authority. Inoltre, secondo la normativa prevista dal pdl, non spetterà al titolare del patrimonio indicare il gestore delle proprie sostanze, ma sarà l'Authority che provvederà a tale scelta. Infine, tra i settori dichiarati «suscettibili di determinare conflitti d'interessi» è stato inserito anche il campo dei media e della pubblicità. Definire «d'ispirazione statunitense» la proposta del centrosinistra sul conflitto d'interessi è piuttosto azzardato visto come è regolamentato il blind trust negli USA. Mentre in Italia, infatti, il pdl Franceschini obbliga a delegare a una gestione decisa dall'Authority i patrimoni mobiliari, negli Stati Uniti non esiste nessuna norma che imponga tale soluzione bensì ci si limita a fornire la facoltà di assegnare tale delega. Altra notevole differenza riguarda il fatto che mentre oltreoceano sarebbe comunque il diretto interessato a scegliere l'eventuale gestore del proprio patrimonio, il pdl Franceschini affida all'Authority questa nomina.

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