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L'Unione divisa anche sulla Bossi-Fini

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I moderati propongono modifiche. La sinistra radicale chiede invece il suo azzeramento

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Dopo le ultime tragedie del mare, infatti, è il problema dell'immigrazione a tenere banco in casa Unione. Non senza, però, provocare nuovi malumori tra le diverse aree della coalizione: se da un lato le forze della sinistra radicale spingono per chiedere la cancellazione della Bossi-Fini (considerata dal capogruppo Pdci alla Camera, Pino Sgobio, uno strumento «repressivo e poliziesco»), in ambienti Dl e Ds vanno più cauti. Anzi con Gerardo Bianco, deputato della Margherita e membro della commissione Difesa di Montecitorio, passano all'attacco: «L'idea di abrogare la Bossi-Fini, paventata da alcune aree della coalizione è infondata e sballata - spiega - Bisogna vedere come questa legge ha funzionato e introdurre delle modifiche opportune e necessarie». Insomma, sulla base dell'esperienza è necessario «portare avanti un discorso sull'immigrazione non solamente legato a leggi repressive, ma inserito in un quadro di politica molto più ampio e generale. La Bossi-Fini è una legge ideologica e sbagliata. Era giusto che si dicesse di metterci mano», ma servono solo «ritocchi», per evitare, «sulla base dell'esperienza», di commettere nuovi errori. E anche se Pdci, Prc e Verdi possono rivendicare la cancellazione della legge sull'immigrazione voluta dal centrodestra nella scorsa legislatura impugnando il programma dell'Unione ( recita: «Il percorso legislativo che immaginiamo passa per l'abrogazione della legge Bossi-Fini»), Bianco reagisce stizzito: «Il programma non è il Vangelo, su queste cose è bene che si rifletta». Ma a testimoniare come la direzione verso cui la maggioranza vuole orientarsi sia tutt'altro che univoca arrivano le dichiarazioni contrastanti di alcuni esponenti, anche all'interno dello stesso partito. Il capogruppo di Idv alla Camera, Massimo Donadi, vuole evitare che si discuta della Bossi-Fini: anche se «il moltiplicarsi di sbarchi di immigrati, in questi giorni, nell'isola di Lampedusa, e il conseguente moltiplicarsi di tragedie in mare, costituiscono una vera e propria emergenza umanitaria, non solo per l'Italia, ma per l'intera Europa. La Bossi-Fini è «irrilevante e ininfluente, da un lato rispetto all'entità degli sbarchi, dall'altro, rispetto alle logiche e agli interessi perseguiti dai criminali che gestiscono questi flussi o dai governi africani che li consentono non attuando i necessari controlli». Al contrario il suo compagno di partito, Nello Formisano, sottolinea come la «Bossi-Fini sia inadeguata per far fronte ai flussi migratori e dunque vada modificata al più presto». E Mauro Fabris, capogruppo dell'Udeur alla Camera, ammette: «La Bossi-Fini ha fallito e dunque serve una nuova legge in materia». Mentre l'Unione è alle prese con i propri «mal di pancia», il centrodestra difende l'impianto della Bossi-Fini e replica alle accuse mosse dal centrosinistra. Dice Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di FI: «Ciò si sta verificando per delle pesanti responsabilità del governo e dei suoi disastrosi effetti d'annuncio: quello di una revisione in chiave lassista della legge Bossi-Fini e quello del tutto aberrante della concessione automatica della cittadinanza dopo soli cinque anni di permanenza». Per Adolfo Urso, di An, «è un gravissimo errore annunciare l'abrogazione dell'unico vero argine contro l'immigrazione selvaggia, semmai occorre applicarla fino in fondo e integrarla con una efficacia azione politica internazionale nei confronti della Libia, cosa che finora è assolutamente mancata».

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