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di MAURIZIO GALLO PRODI è stato precipitoso, incauto, intempestivo.

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E la latitanza dell'Ue dimostra che l'Europa del Professore non esiste. Renato Schifani, capo dei senatori di Forza Italia, «boccia» il modo in cui il premier e il suo governo hanno affrontato il problema della missione italiana in Libano, sebbene l'opposizione abbia dato il voto favorevole all'iniziativa. «Confermo il voto in commissione, un sì politico di adesione alla chiamata di corresponsabilità nel quadro di un coordinamento allargato con altre forze - spiega Schifani - E il fatto che la mozione approvata sia stata diversa da quella della maggioranza è il risultato degli sforzi della Cdl». Che errori ha fatto, secondo lei, Prodi? «È stato intempestivo e incauto nell'esporsi quale primo leader europeo. Avrebbe dovuto prima confrontarsi con gli altri partners Ue per evitare di trovarsi in Libano sostanzialmente solo. Se lo scenario di solitudine dell'Italia dovesse confermarsi il premier dovrebbe riconfrontarsi e ricalibrare l'intervento». Ma lei conferma il vostro «sì» alla missione...? «Non metto in discussione il "se" ma il "come". In un quadro di multilateralismo europeo in cui Francia e Germania possano essere chiamate a fare la loro parte, devono essere chiarite alcune cose, come precise regole d'ingaggio che ci consentano di difenderci». Il nodo sembra essere il disarmo di hezbollah... «Infatti. È necessario evitare che le nostre truppe si trovino in difficoltà. A tale scopo deve esserci una chiara e definita strategia militare. Questa pace, che si basa sulla nebulosità della risoluzione 1701 dell'Onu e non è frutto dell'esito del conflitto, è molto precaria e fragile. Entrambe le parti sono convinte di aver vinto. La risoluzione, comunque, dice che sarà l'esercito libanese a disarmare hezbollah sotto la supervisione dell'Onu. Hezbollah, però, ha fatto sapere che non si farà disarmare. Il nodo è questo. E noi attendiamo una risposta dal governo prima che i partano i nostri soldati». Cosa dovrebbe fare hezbollah? «Una dichiarazione ufficiale in linea con la 1701. Una dichiarazione che, allo stato attuale, non c'è». E l'Onu cosa dovrebbe fare? «Non sarebbe male se riaffrontasse la soluzione del problema alla luce di queste difficoltà e dell'atteggiamento di Germania e Francia. Ma è difficile che accada, perché la risoluzione è stata votata all'unanimità». In tutto questo, dov'è l'Ue? «L'Ue non c'è. E chiedo al premier, che ha sempre sostenuto un ruolo strategico rilevante dei paesi europei in Medio Oriente, dov'è la sua Europa. L'assenza dell'Ue conferma la bontà dell'azione politica del governo Berlusconi e il fallimento della politica estera di Prodi». Ma la sinistra dice che in politica estera c'è discontinuità con il governo di centrodestra... «La sinistra pacifista, dei girotondi e dei senza se e senza ma deve trovare una soluzione ipocrita per garantire la sopravvivenza del governo e contemporaneamente trovare una motivazione in senso filopalestinese e anti-israeliano per tenere a bada i dissidenti interni e sostenere la teoria della discontinuità». I soldi non ci sono. Si parla di ritirare i nostri soldati in Afghanistan per finanziare quelli in Libano. Che ne pensa? «Questo gioco delle tre carte sarebbe indecoroso. Temo che il voto della sinistra radicale sul Libano possa essere stato chiesto mettendo sulla bilancia quest'ipotesi di scambio. Un baratto che rappresenterebbe per il nostro Paese una grave perdita di credibilità».

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