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Dietro le quinte

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A Berlusconi basta il telefono per ridiventare il grande tessitore

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Sarebbe stata una telefonata di Silvio Berlusconi al capogruppo di Forza Italia alla Camera Elio Vito a sbloccare l'impasse, incoraggiando i suoi a sostenere il documento, una volta che fosse stato modificato. Il documento approvato è, infatti, il frutto di una trattativa condotta nella tarda mattinata di ieri, al termine della prima fase della seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa. Quando ancora nel centrodestra c'era solo l'Udc determinata a votare la risoluzione firmata da Umberto Ranieri e Roberta Pinotti (presidenti delle due commissioni). Sebbene convergessero sul giudizio del testo definendolo «generico», Casini sembrava deciso ad appoggiarlo rimandando a dopo la discussione dei dettagli mentre An, Lega e Forza Italia, avrebbero voluto rinviare il voto. Tanto che Pisanu aveva auspicato uno spostamento del dibattito in Aula: «Questa sede non è la più idonea - aveva detto Pisanu in commissione - per decidere su un argomento così drammatico e spinoso e dunque ci riserviamo la possibilità di chiedere la convocazione urgente dei gruppi parlamentari». È a questo punto che entra in scena Berlusconi, cui è bastato alzare la cornetta per chiamare a raccolta i suoi. Il Cavaliere voleva evitare di trasmettere l'immagine di una spaccatura nella coalizione di centrodestra prodotta da un eventuale sostegno solitario dell'Udc alla risoluzione. Fatto sta che l'input è arrivato a Fini, Casini e Pisanu, riuniti prima del successivo appuntamento delle commissioni. I quali hanno individuato una nuova formulazione del testo (modificato e privato di riferimenti a paragrafi della risoluzione Onu) da sottoporre al centrosinistra, che dal canto suo aveva manifestato una grande apertura nella ricerca della massima convergenza, soprattutto da parte delle componenti riformiste di Ds e Margherita, preoccupate per il rischio di una deriva della politica estera sulle posizioni della sinistra radicale e antagonista. Alla fine è arrivato il sì anche dalle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, che ha fatto registrare le due astensioni, di Pera, e solo sul punto numero due del leghista Sergio Divina, che al Senato, si sa valgono come voto contrario. Ma l'opposizione, nonostante il sì, non si sbilancia: «Dal governo - ha detto ancora Pisanu - abbiamo ascoltato discorsi che confermano tutti i dubbi e le preoccupazioni che avevamo sulla missione. Tuttavia, in linea di principio, noi l'abbiamo autorizzata, riservandoci di fare valutazioni definitive dopo che avremo conosciuto gli obiettivi esatti della missione, le sue modalità di svolgimento, la consistenza e il ruolo del contingente italiano».

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