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Fidel e la «transazione controllata»

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Insomma una sorta di "gattopardismo in salsa cubana". Per ora non vi sono indizi che non ci stia riuscendo. Chi ha osato sfidare il potere di Castro, è sempre finito male. Insomma, pur sapendo che il lider maximo si trova convalescente in una stanza di ospedale, nessuno deve osare neppure mettere in dubbio la possibilità che possa riprendere in mano le redini, pena la vita qualora Castro lo venisse a sapere. La delega del potere a Raul e l'aver posto sotto al suggello «segreto di stato», le sue condizioni di salute, evidente avvertimento anche a chi gli stava intorno sono le uniche carte che Castro ha finora scoperto, mentre, ma nessuno sa in che termini, ha continuato a manovrare i fili della transizione controllata a lungo preparata. E che, stando ai «si dice» cubani, starebbe avvenendo nei modi da lui previsti perchè «tutto è stato calcolato fin nei minimi dettagli». Non per nulla, un suo esegeta, il venezuelano Hugo Chavez, dopo aver lasciato passare qualche giorno, giovedì ha rivelato: «A Cordoba, durante il vertice del Mercosur, Fidel mi ha assicurato: posso morire, ma a Cuba c'è una squadra ed un popolo pronti a fare andare avanti la Rivoluzione». Apparentemente, la squadra, con a capo Raul, non sembra finora aver sgarrato di un millimetro. E i cubani, oltre il 70% nati durante la rivoluzione, pur lamentandosi delle magagne del regime, sembrano finora farsi guidare dal sentito nazionalismo, lasciando ad un pugno di dissidenti, per lo più in là con gli anni, il compito di grilli parlanti. Senza considerare che anche il nemico "storico", l'America di Bush, è impegnato in ben altre gatte da pelare...

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