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L'intervista

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Il sottosegretario al ministero dell'Economia, Paolo Cento, deputato dei Verdi e il politico considerato tra i più vicini ai no global, è subito andato a toccare uno dei tasti più dolenti della scelta del governo di partecipare alla missione: dove saranno presi i soldi necessari per partecipare a un impegno del genere? Onorevole, siamo dunque già di fronte a una missione impossibile? «Dal punto di vista finanziario l'Italia si trova in una situazione difficile, abbiamo molti militari che stanno portando avanti missioni di pace all'estero. Migliaia di soldati sarebbero già dovuti tornare in Italia, quindi mi domando come si risolverà l'invio delle nostre truppe». L'Italia secondo lei si dovrebbe tirare indietro? «Sulla vicenda del Medio Oriente il nostro Paese non può sottrarsi, ma vanno valutate molte componenti. Noi non abbiamo una posizione predefinita, né contraria né favorevole, ma fino ad ora il consenso è scontato, sicuramente è stato compiuto un passo avanti». Il ministro D'Alema pochi giorni fa aveva dichiarato che l'Italia andrà in Libano solo se non sarà un altro Iraq. «In quelle parole abbiamo letto certamente una certa preoccpazione del numero uno della Farnesina per la vita dei nostri soldati che andranno in Libano». Oggi si incontreranno il presidente del Consiglio, il ministro della Difesa e degli Esteri. «Non poteva essere diversamente poiché è necessaria una discussione all'interno del governo e poi un vincolo del Parlamento. Bisogna discutere sul merito, capire quali saranno i compiti dei nostri soldati nella missione». Emma Bonino sarebbe pro guerra. «Il ministro deve sapere che la maggioranza non ci sarà mai, se il mandato sarà di carattere offensivo anche noi ci opporremo, se invece sarà a sostegno della pace allora potremo aprire il dibattito. Il punto di partenza comunque è quello di interromperre gli attacchi di Israele». La risoluzione non arriva allora troppo tardi? «Esattamente. Si rischia di arrivare nel momento in cui Israele ha già completamente invaso la vita dei libanesi. La risoluzione è giunta tardivamente». È necessario allora che l'Italia partecipi alla missione in Libano? «Bisogna discutere in sede parlamentare quali devono essere le regole d'ingaggio dei soldati italiani. E prima di prendere decisione del genere è necessario farsi i conti in tasca, un argomento che dovrà essere al centro del confronto in Parlamento».

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