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«Prodi vuole eliminare le frange estreme»

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Donato Bruno, esponente di Forza Italia e presidente della Giunta delle Elezioni della Camera, che nella passata legislatura ha fatto parte del gruppo di lavoro formato per elaborare un nuovo meccanismo elettorale, non ha dubbi sul commentare la proposta di Prodi sulla riforma della legge elettorale, soprattutto prospettando da parte dell'opposizione la disponibilità al dialogo con la maggioranza. Secondo Lei quanto è fattibile la proposta di Prodi? «Comincerei con il dire che Prodi, ha perso due occasioni importanti: quella di aprire il dialogo sulla riforma della Costituzione che prevedeva la fine del bicameralismo. L'altra occasione che ha perso e che gli abbiamo offerto esattamente un anno fa è stata quella di confrontarsi con noi sulla riforma elettorale. All'epoca diede invece l'input a tutta la minoranza di allora a non collaborare lasciando che la sola Cdl varasse il provvedimento. Di cui comunque si sentiva la necessità: ne è una riprova il fatto che lui stesso evidenzi la necessità di una legge che dia stabilità. Ora, prima di pensare ad una eventuale riforma, il premier farebbe bene ad aprire un confronto interno alla sua maggioranza. Bisognerebbe ascoltare le diverse voci e capire cosa ne pensano tutti sulla legge elettorale, anche perché mi sembra di capire che ci sia, come dire, un coro di scontenti all'interno dell'Unione. Noi siamo pronti invece a discutere con loro». Anche su un'eventuale introduzione del modello tedesco o francese, come prospettato da Prodi? «Certo: se la sua volontà è quella di introdurre questi due modelli, da parte nostra non c'è alcuna preclusione. Anche se secondo me non sono fattibili. Non vorrei, invece, che questa proposta sia per il premier semplicemente un modo per eliminare le frange estreme all'interno della maggioranza. Del resto basta vedere le reazioni che la proposta di Prodi ha innescato all'interno della stessa maggioranza». Si riferisce a qualcuno in particolare? «Beh, per esempio penso a Gennaro Migliore, di Rifondazione, il quale ha dichiarato che ogni legge elettorale deve rispondere ad una convergenza di interessi tra maggioranza e opposizione legata alla necessità di dare pieno valore al Parlamento, e soprattutto che il tempo per discutere della legge elettorale c'è, ma le priorità del Paese sono altre. Ecco, da queste parole, secondo me, si evince proprio il pensiero dei partiti più piccoli in merito all'idea di Prodi sulla legge elettorale. Anche perchè, parliamoci chiaro, con una riforma del sistema elettorale "alla tedesca" (proporzionale e con sbarramento al 5%), un modello tanto amato dal premier, tutti i partiti più piccoli, e quindi le ali estreme, sarebbero tagliate fuori. C'è da chiedersi se il premier prima di parlare di questa riforma li abbia interpellati almeno...». Quindi cosa suggerisce e soprattutto secondo lei, si troverà un accordo tra tutte le parti? «La prima cosa che il premier dovrebbe fare è riunire la maggioranza, ascoltare le diverse posizioni, da quelle dei partiti più grandi a quelli più piccoli, capire come loro intendono e pensano la legge elettorale e se riescono a mettersi d'accordo. Poi, il passo successivo è quello di aprire un tavolo di confronto con l'opposizione. Fermo restando che secondo noi, quella attuale è una buona legge, quindi bisogna mantenerla, magari facendo qualche piccolo miglioramento, come per esempio riscrivere i collegi, cioè fare un collegio con una parte a listino e una parte a preferenze. Questa potrebbe essere una possibilità. Quello che comunque credo è che, da tutta questa vicenda, emerge ancora una volta la grande fragilità di questo governo e che Prodi voglia dare alla legge elettorale le colpe della sua instabilità».

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