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Il ritorno di Matarrese conferma una tendenza Ai vertici dello Stato solo nati negli anni '30

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Impossibile non fare ironia su questo ritorno al vertice, dopo quasi 20 anni, dell'uomo che ha già occupato la poltrona di presidente della Lega Calcio dal 1982 al 1987. In realtà Matarrese ha tutte la caratteristiche necessarie per occupare una poltrona di potere nell'Italia del terzo millennio: è un «ex» della Prima Repubblica e, soprattutto, è un over 60. Già perché chi si scandalizza per il ritorno di Matarrese probabilmente dimentica che il nostro Paese è l'unico dove, da dieci anni, i due candidati alla presidenza del Consiglio per cui gli elettori hanno espresso il proprio voto sono Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Guarda caso un quasi settantenne (il Cavaliere è nato il 29 settembre del 1936) e un fresco sessantasettenne (il Professore ha compiuto gli anni proprio ieri). In mezzo il «nuovo che avanza» può vantare anche una comparsata per il «tecnico» Giuliano Amato, classe 1938, premier dal 24 aprile 2000 all'11 giugno 2001. Appena ci ha provato un nato nel dopoguerra (D'Alema, 1949) è stato subito cacciato via. Ma torniamo ai giorni nostri. La carica degli over 60, infatti, ha contagiato anche la composizione dell'esecutivo dove, nonostante l'età media di 56 anni, il «nuovo che avanza» occupa diverse poltrone di peso. A parte Amato, vanno ricordati Tommaso Padoa Schioppa (67 anni, ministro dell'Economia) e Arturo Parisi (66 anni, ministro della Difesa). Stesso discorso può essere fatto per le cariche istituzionali. Nel giro di poche settimane l'Unione ha portato: Franco Marini, un ex sindacalista Dc di 73 anni, alla presidenza del Senato; Fausto Bertinotti, un ex sindacalista della Cgil di 66 anni, alla presidenza della Camera; Giorgio Napolitano, un ex comunista di 81 anni, a quella della Repubblica. Una menzione particolare la merita il numero uno di Palazzo Madama che, oltre ad avere dieci anni in più del suo predecessore Marcello Pera, ha dovuto faticare e non poco per battere, sul filo di lana, un'altra «giovane promessa» della politica italiana: Giulio Andreotti, sette presidenze del Consiglio e 87 primavere alle spalle. Così come una menzione particolare la meritano i sette intrepidi senatori a vita (Andreotti, Cossiga, Levi Montalcini, Colombo, Ciampi, Scalfaro e Pininfarina) che sono ormai diventati indispensabili per la sopravvivenza del governo Prodi. Uno di questi, l'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro (classe 1918) si è anche tolto lo sfizio di guidare la campagna referendaria per il no alla riforma costituzionale promossa dalla Cdl. Il «nuovo che avanza», però, non si è certo fermato alle Aule parlamentari. Che dire, infatti, di Nicola Mancino (75 anni), fresco vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura? O dell'avvocato Guido Rossi (75 anni anche lui) nominato commissario straordinario della Figc? O ancora di Francesco Saverio Borrelli ex magistrato del pool Mani Pulite che, alla tenera età di 76 anni ha dovuto dare una pulitina anche al gioco del calcio? Insomma gli over 60 sembrano non avere rivali nella corsa per occupare i posti che contano in questo primo scorcio di XV legislatura. E se qualcuno pensa addirittura di proporre Fabiano Fabiani (76 anni) alla guida di Ferrovie dello Stato, significa che il «nuovo che avanza», forse, non è ancora sazio.

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