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Latorre: «Sfumature, ora confronto sulla Finanziaria»

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Il vicecapogruppo dell'Ulivo al Senato: «Ostentare autosufficienza è un errore»

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Nicola Latorre (Ds), vicecapogruppo dell'Ulivo al Senato, si spinge oltre. Ed elenca i punti sui quali il centrosinistra può cominciare a discutere con l'opposizione per trovare possibili nuove intese. Senatore, pare però evidente che esistano due linee nel centrosinistra a proposito del cosiddetto «allargamento»... «Ah sì. Ne vede due?». Be', c'è la linea Fassino che prevede di mantenere la maggioranza così com'è e magari cercare di far entrare qualche pezzo del centrodestra senza buttare fuori nessuno dell'attuale coalizione. «Un po' semplificativo, ma la sostanza può essere questa. E l'altra linea?» Quella di Rutelli che vuole invece intese sui grandi temi. Lei da che parte sta? «Mi sembrano sfumature». Sfumature? «Sì, sfumature». Ma qual è la sfumatura che la convince di più? «Se vuole esprimo la mia opinione. Che deve partire da una premessa». Dica pure. «In questi primi due mesi, seppur con le difficoltà provocate da una legge elettorale che avrebbe comunque consegnato al Senato una situazione come quella attuale, nonostante dunque tutto ciò, la maggioranza c'è». C'è? «Sì, c'è e ha approvato anche una serie di provvedimenti qualificanti». Non c'è dubbio, Anche leggi di grande rilievo. A colpi di fiducia, però. «Ecco, adesso ostentare questa autosufficienza è un errore. Perché, vede, a me pare molto significativo quanto accaduto sulle dimissioni dei senatori componenti del governo». Ciò le dimissioni dei senatori ministri e sottosegretari che sono state respinte. «Esatto. Ovunque è prassi che le dimissioni presentate due volte vengono accettate. Invece, ricordiamoci quello che diceva Mao: "Sostieni ciò che il nemico combatte e combatti ciò che il nemico sostiene". Con questo metodo, con il muro contro muro cioè, quei "congedi" siano stati rigettati. E oggi ci ritroviamo che a Palazzo Madama siedono anche persone, contro la loro volontà come Malabarba. Mi pare paradossale». Cioè, paradossale che la maggioranza non è riuscita ad accettarle per colpa di qualche franco tiratore... «Ecco, per questo mi sembra che tutto ciò debba imporre una riflessione». E questa riflessione a che cosa conduce? «Porta alla necessità di aprire un confronto. Ma non sottotraccia, bensì alla luce del sole. Un confronto aperto, leale, trasparente sui grandi temi. A cominciare dalla legge Finanziaria. È possibile cominciare a discutere con l'opposizione a condizione però che sia la maggioranza che l'opposizione abbiano ben chiaro il supremo interesse del Paese». Insomma, auspica un confronto alto? «Un confronto alto». Come quello per l'indulto, visto che sulla giustizia ormai si è creata una maggiorana diversa. O no? «No, nessuna maggioranza diversa. Mi sembra che dopo 17 anni si stata approvato una grande provvedimento nella maniera più accettabile possibile. Non c'entrano nulla le larghe intese». E un confronto su quali altri grandi temi è possibile. Sulla politica estera, per esempio? «Guardi, sulla politica estera questo governo ha imposto una inversione chiara. Oggi la stella polare della azione dell'esecutivo è l'Europa. E si tratta di un'azione a favore del multilateralismo che vuole riportare l'Italia costantemente al centro di una politica per la ripresa del dialogo. Mi pare che sia più possibile una convergenza». E su quali altri temi allora è possibile aprire un confronto? «Penso che si possa discutere sulle riforme istituzionali. A settembre partirà la verifica sulla riforma del titolo V, il federalismo varato dal centrosinistra. Vedremo i risultati di questa indagine e subito dopo mi auguro che si possa aprire un confronto. E mi auguro anche che in quella sede si discuta della legge elettorale perché è un tema che riguarda tutti, anche il centrodestra».

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