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L'ALA riformista dell'Unione tenta la strada dell'allargamento della maggioranza, la sinistra radicale pone il suo veto.

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Una proposta impraticabile nella realtà, come dimostrano anche le reazioni da parte dei due Poli. A cominciare dal capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena che accusa il leader del Pdci di «non aver capito niente» della proposta lanciata alcuni giorni fa da Fausto Bertinotti di rafforzare la maggioranza allargandola. I commenti leghisti sono i più aspri. Per il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli l'ipotesi ventilata da Diliberto «è un'emerita sciocchezza» perché visto che il governo Prodi «è ormai in difficoltà» su tutta la linea forse sarebbe meglio «scioglierle tutte e due le Camere» e tornare a votare. Analogo il giudizio del capogruppo Roberto Castelli secondo il quale quella del leader del Pdci «è una provocazione» fatta peraltro «in malafede» perché ormai tutti «sanno benissimo che dopo le figuracce fatte dal governo Prodi in questi primi mesi di vita se si tornasse alle urne vincerebbe la Cdl». E questo, rincara la dose il presidente dei senatori forzisti Renato Schifani, vorrebbe dire davvero «arrivare all'ingovernabilità del Paese» perché il Senato passerebbe appunto all'opposizione. Mentre la Camera resterebbe alla maggioranza. Anche il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio non condivide, ma mette comunque dei paletti al dibattito: leader e programma non si toccano. Scettico sulla possibilità che il capo dello Stato sciolga il Senato è il presidente della Dc Gianfranco Rotondi. Mentre il presidente dei senatori di An Altero Matteoli è categorico: «La proposta di Diliberto non va presa in considerazione». Anche perché, continua, prima di parlare di scenari futuri prima di tutto Romano Prodi «si deve dimettere».

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