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Ha azzerato i cda delle società dei Beni Culturali In cento giorni ha sistemato i suoi fedelissimi

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In più ha stoppato la nomina di Fabiano Fabiani, presidente della romana Acea, ai vertici delle Ferrovie perché non gradito. Ma soprattutto, in cento giorni, il leader della Margherita ha tessuto nuovamente la sua ragnatela di potere nella capitale. Che era poi il suo vero obiettivo: rientrare nella città di cui è stato sindaco per sette anni e nella quale aveva perso posizioni dopo cinque anni di amministrazione di Walter Veltroni. Con il quale si è aperta una sfida neppure troppo sotterranea. La marcia sulle aziende che dipendono dal ministero dei Beni Culturali è iniziata, in modi neppure troppo soft, con Cinecittà Holding, è proseguita con una controllata di quest'ultima, l'Istituto Luce, e con Filmitalia e ora pare punti decisa verso il rinnovo dei cda dell'Ente cinema e del Centro Sperimentale di cinematografia. All'Istituto Luce il vicepremier ha revocato tutto il cda e piazzato un paio di pedine che fanno parte della sua nutrita scuderia: alla presidenza ha messo Alessandro Battisti, ex segretario regionale dei Democratici — il partito fondato da Prodi e Rutelli per le europee del '99 — mentre come amministratore delegato ha nominato Francesco Carducci, ex assessore al turismo della sua giunta comunale. Una accoppiata che gli permette di avere il controllo completo della società. Unica superstite del vecchio cda è rimasta Roberta Lubich, la prima moglie di Pierferdinando Casini. Ma con il leader dell'Udc Rutelli coltiva un'amicizia fin dai tempi in cui era sindaco. Sistema diverso all'Istituto Luce. Qui il cda non poteva, per legge, essere revocato. E allora «spontaneamente» si sono dimessi i due terzi del consiglio rendendo così di fatto possibile procedere a nuove nomine. L'ultima a cedere — dopo che lo avevano già fatto l'amministratore delegato Luciano Sovena, legato ad An e improvvisamente passato a simpatizzare per la Margherita, e uno dei membri del cda, il diessino Franco Morè, mentre il giornalista Pietrangelo Buttafuoco è rimasto al suo posto — è stata Mariella Calò, in quota Udc, nominata nel consiglio di amministrazione dall'ex ministro dei Beni Culturali Rocco Buttiglione. Giovedì sera aveva rassicurato il presidente dell'Istituto Flavio De Luca che mai e poi mai si sarebbe dimessa, la mattina dopo è bastata una telefonata di pochi minuti con Francesco Rutelli per farle scegliere la strada delle dimissioni. Così la poltrona di presidente è finita a un diessino, Francesco Passigli, deputato non eletto alle ultime elezioni, e nel cda sono rimasti, guarda caso, i due consiglieri dimissionari: Franco Morè e Luciano Sovena. Rutelli, è vero, ha dovuto rinunciare alla presidenza, ceduta ai Ds, ma l'Istituto Luce dipende in tutto e per tutto da Cinecittà Holding, saldamente in mano all'ex sindaco, che è la vera cassaforte del gruppo: possiede «Cinefound» che è una vera e propria banca che finanzia il cinema italiano, è proprietaria di tutti gli studi e i terreni e ha lo sfruttamento dei diritti di tutti i film italiani. Ma la mappa del potere su Roma del leader della Margherita non si ferma qui. Alle elezioni amministrative di maggio i consiglieri comunali di area rutelliana hanno fatto piazza pulita dei prodiani e i quattro assessori della giunta comunale della Margherita sono tutti legati all'ex sindaco. Il quale, nella sua qualità di ministro per i Beni culturali, non perde occasione per intervenire sulla riqualificazione urbana della città

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