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«Cdl unita ripartendo dalla base»

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Malgieri: «Per il nostro futuro rilanciamo il conservatorismo creativo»

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È quella che traccia per la destra italiana una delle principalimenti del centrodestra, Gennaro Malgieri, attuale consigliere di amministrazione della Rai e intellettuale di punta della cultura di destra. Il suo libro «Conservatori. Da Edmund Burke a Russell Kirk» (edito da Il Minotauro, 23 euro) in libreria da domani, è un raccolta di 47 pensatori antichi e moderni rivisti da vari autori come Georger Bernanos Donoso Cortes, Miguele de Unamuno e Panfilo Gentile ed esce con straordinaria tempistica in un momento di profonda riflessione interna ad An. Un libro che esce in un momento delicato per la destra italiana dopo la presentazione del documento di Fini sulla nuova An, «inclusiva e basata su un conservatorismo solidale» e sul cammino verso il partito popolare europeo. «Proprio in questo momento - spiega Malgieri - è importante capire cosa si intende per conservatorismo. Il libro "Conservatori" spiega che il conservatorismo è un sentimento spirituale e una vocazione culturale. Il conservatorismo è la consapevolezza di vivere per lasciarsi qualche cosa dietro, formare una eredità riconoscendo, al tempo stesso, di essere eredi». Ma qual è la strada che oggi deve percorre la destra italiana? «Ormai non ha senso il trattino tra centro e destra perché solo in pochi casi l'elettore che vota per i partiti della Cdl si ritiene elettore di centro o di destra. In generale si ritiene elettore di centrodestra. Bisogna pensare ad un soggetto unico che si riconosca nella stessa base culturale e di valori. Una cultura più che politica, valoriale. Alleanza nazionale ha l'occasione per lanciare alle altre forze politiche la proposta di un soggetto politico unitario». Un percorso, questo, che lei aveva aveva già lanciato anni fa e in tempi non sospetti dalla rivista Percorsi. È ancora possibile oggi? «La ripropongo ai partiti interessati non per rinunciare alle loro identità, ma per metterle in comune e giocarle in una grande partita per la rappresentanza di un elettorato che percepisce sempre meno le distinzioni all'interno della coalizione» Ma come si può realizzare ? «Facendo diventare la Cdl un soggetto politico a tutti gli effetti coinvolgendo in primis la base dei partiti perché un'operazione del genere, se fosse di natura verticistica, durerebbe lo spazio di un mattino. Infatti solo un consapevole e verificato consenso potrà garantire il successo portando anche la destra a superare se stessa e, mettendosi in discussione, a ritrovarsi in un soggetto più grande e ambizioso, un partito della nazione o degli italiani». Ci sono delle scadenze precise? «Sì, il 2009 quando ci saranno le elezioni Europee. Abbiamo tre anni di lavoro davanti. Su questo dobbiamo costruire la nostra strategia. In che senso oggi si parla di conservatorismo? «Conservatorismo non è una parolaccia e finalmente entra nel lessico e nel dibattito politico italiano. Per troppo tempo il conservatorismo è stato considerato una formula esclusivamente politica e non piuttosto una precisa visione del mondo e della vita. È questo il senso di questa piccola ma significativa operazione culturale tesa a mettere al posto giusto una tendenza politica culturale che malauguratamente in Italia non ha avuto mai vita facile. Oggi capire il conservatorismo significa comprendere un grumo di valori in cui tanti si riconoscono e che intendono far rivivere nella modernità. Essere conservatori non significa negare il cambiamento ma conservare e salvaguardare ciò che merita di essere salvato». Lei parla a questo proposito di conservatorismo creativo contro il tradizionalismo inerte? «Esatto. Nel primo domina la componente dinamica, nel secondo l'atteggiamento impotente. Preferisco la prima, ovviamente. Si può percorrere la propria strada non disconoscendo la propria cultura e il proprio dna. Come diceva Paul Claudel: "Prima che si modifichi il mondo, sarebbe forse più importante non distruggerlo"».

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