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«Così mettono a rischio il futuro»

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Il «dissidente» Malabarba: «Stanno trasformando il Parlamento in un "votificio"»

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Luigi Malabarba, senatore eletto nelle file di Rifondazione Comunista, è uno degli otto dissidenti che fanno «sudare freddo» Romano Prodi sul tema del rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan. Venerdì, quando si è sparsa la notizia che il governo sarebbe pronto a porre la questione di fiducia, Malabarba è stato categorico: «Io vado fino in fondo». Oggi, a distanza di qualche giorno, articola la sua posizione: «Mettere la fiducia, così, è un ricatto. Un modo per trasformare il Parlamento in un "votificio" che ratifica le decisioni prese dal governo». Già, ma i suoi colleghi dissidenti sembrano particolarmente sensibili a questo «ricatto»? «Se si parte dalla coda - continua Malabarba - sembra che ci siano delle differenze, ma non è così. Tutti quanti abbiamo in comune la battaglia contro il disastro creato in Afghanistan e vogliamo ottenere dei risultati da questa battaglia». Tipo? «Tipo il fatto che i nostri emendamenti, che oggi ripresentiamo al Senato, non vengano dileggiati. Esiste un ministro per i Rapporti con il Parlamento? Faccia il suo mestiere, venga a parlare con noi, ci ascolti. Servirebbe quella che io ho definito la "strategia dell'attenzione". Dimostrino che si va verso un accoglimento anche parziale delle nostre istanze. Certo, se poi la volontà è un'altra ce lo dicano». Già perché, secondo Malabarba, quello del voto sull'Afghanistan sembra quasi un pretesto, «un modo per cercare di allargare la maggioranza». «Se vogliono un voto bipartisan - riprende - ce lo dicano». Adesso, però, la questione è un'altra. Il governo, per ricompattare la maggioranza, sembra ormai intenzionato a chiedere il voto di fiducia. Se così sarà, cosa farà Luigi Malabarba? «Se la fiducia è un modo per tapparci la bocca io dico che preferirei non avere la bocca tappata. Guardi che non sto dicendo di non votare. Io e miei colleghi potremo anche votare la fiducia, ma sarebbe un ultimatum. Tra 6 mesi il fronte che chiede un cambio di strategia in Afghanistan sarà ancora più ampio e non si potrà far finta di niente». «Insomma - conclude - se adesso la fiducia sembra risolvere un problema, potrebbe mettere a rischio il resto della legislatura». N. I.

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