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Il Governo riapre le porte agli immigrati

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Via libera del Consiglio dei Ministri all'ingresso nel nostro Paese di altri 350mila extracomunitari

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Il via libera del Consiglio dei ministri ad una nuova quota di ingressi (350 mila) per i lavoratori extracomunitari non è altro che «un'applicazione rigorosa» della Bossi-Fini, per il ministro dell'Interno Giuliano Amato; mentre, secondo il responsabile degli Esteri Massimo D'Alema, non è certo un segnale che «si apre a tutti». Ma basta e avanza invece a far infuriare la Cdl. Gianfranco Fini parla di «stratagemma» e assicura che il provvedimento «non passerà», mentre Roberto Calderoli è convinto che si tratti dell'innesco di «una bomba atomica sociale». I due schieramenti ieri si sono trovati dunque perfettamente divisi. Soddisfatti il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero e Amato, che non nasconde comunque obiettivi più ambiziosi, come quello di cambiare la Bossi-Fini e intanto però incassa il plauso di Bruxelles per la rimozione del contingentamento per l'ingresso dei lavoratori cittadini di otto stati nuovi membri dell'Ue. «Finalmente si può essere italiani in Polonia e polacchi in Italia — dice Amato — essendo alla pari cittadini europei». Tornando alle quote per i cittadini extracomunitari, è D'Alema a mettere nel pomeriggio i puntini sulle «i», sottolineando che «il segnale del Consiglio dei ministri di oggi non è che si apre a tutti, ma che vogliamo combattere l'immigrazione clandestina attraverso una politica più aperta e più intelligente dell'immigrazione». Secondo l'Udeur la Cdl dovrebbe prendere atto che il provvedimento va incontro alle esigenze degli imprenditori e delle famiglie, come d'altro canto ricorda anche il ministro delle Politiche Agricole De Castro, che si è battuto proprio perché «è conscio — afferma — di quanto l'agricoltura italiana abbia necessità del supporto della manodopera straniera». Per il governo quindi cambiare la Bossi-Fini resta un obiettivo, ma intanto si fa quel chi si può. Diritti, garanzie, civiltà, cultura: sono queste le parole più ricorrenti nei commenti che arrivano dal centrosinistra, ma la realtà è decisamente più prosaica secondo la lettura della Cdl. Non fa sconti l'ex ministro delle Riforme Roberto Calderoli e accusa che sotto sotto l'Unione punti a creare un nuovo bacino elettorale. «Si tratta - accusa il coordinatore della Lega - di un vero commercio di carne umana per meri motivi politici». E poi aggiunge: «Avremo milioni di persone che, dopo essere arrivate qui, si renderanno conto dopo poco tempo che non c'è la possibilità di venire integrati nel nostro Paese e che per molti di loro non ci sarà neppure la possibilità di trovare un posto di lavoro. E da lì cominceranno a delinquere... E a quel punto non ci si lamenti se poi ci sarà qualcuno che, davanti a reati e offese, inizierà legittimamente a difendersi». Più tecnica l'analisi dell'ex sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi che, numeri alla mano, accusa il governo di offrire «un'idea di sanatoria permanente» e di «richiamare flussi clandestini». Opinione condivisa anche dentro An da Giampaolo Landi di Chiavenna, responsabile nazionale immigrazione del partito, e da Alfredo Mantovano. Ma Fini a intervenire direttamente e a ipotecare il futuro: «Cercano di aggirare con uno stratagemma la mia legge, ma la loro legge non passerà - dice - perché non hanno i numeri».

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