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Marinelli (Ugl): «Più tempo per ragionare»

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Il presidente dei tassisti dell'Unione Generale Lavoro: «Non ci lasciamo tentare da atti di violenza»

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Il dialogo resta per noi lo strumento col quale arrivare a una soluzione di questa vertenza così difficile e aspra». A dirlo è Pietro Marinelli, presidente Nazionale dell'Ugl tassisti. Durante una pausa dal tavolo con il ministro Bersani, Marinelli, fondamentalmente, confida una sfiducia nei confronti delle trattative con il ministro. A che punto sono i lavori? «Non credo che arriveremo da qualche parte. Un accordo che c'è su tre dei sei punti. Non riusciremo a prorogare nulla e attorno al tavolo non vengono prese decisioni a nostro favore. Fermo restando la concertazione con i colleghi che avverrà nelle prossime ore». Il prolungamento degli orari di lavoro non è una proposta che va incontro ai tassisti e agli operatori del settore? «Magari. Noi abbiamo sedici ore per ogni giorno lavorativo. Dopodiché cosa dovremmo fare? Dopodiché non c'è niente, a parte una stanchezza senza pari. La questione è puramente ideologica». Per quale motivo è una questione ideologica? «Le motivazioni del decreto sono motivazioni esclusivamente ideologiche. In ogni incontro che abbiamo fatto con il ministro non ci hanno detto se il lavoro svolto fosse più o meno buono, più o meno cattivo ma hanno solamente aggiunto punti sempre più penalizzanti nei confronti della categoria dei tassisti». Un decreto che neanche regolarizza gli abusivi? «Non c'è nessun riferimento ai tassisti che circolano in maniera abusiva. Gli abusivi in questa storia non c'entrano niente. O poco. Tutto quello che hanno chiesto è anche di più di ciò che avevano preannunciato. È stato un po' come mettere la pistola sopra il tavolo». Dall'incontro con il ministro? «Sempre la stessa storia, hanno continuato ad aggiungere punti su punti. Siamo alle solite. Stanno creando dei problemi a tutti i comuni di Italia ma non stanno facendo un qualcosa di costruttivo». Cosa consiglierebbe, come presidente dell'Unione Generale dei Lavoratori? «Sono preoccupatissimo per gli undicimila ragazzi che sono in piazza. Ho una preoccupazione enorme per quei ragazzi che ogni giorno si alzano e vanno a lavorare. Preoccupazione per gli operai amici che già stanno per strada, senza avere neanche un lavoro. Qui, nel tavolo delle trattative, non riusciremo a risolvere nulla. Il problema lo abbiamo spostato sulla piazza e, lì fuori, ci sono undicimila persone». Ma lei cosa proporrebbe? «Teniamo ancora tutto fermo, almeno per qualche settimana. Dopodiché, a sangue freddo, iniziamo a ragionarci su. Noi per aggiustare il tiro e avanzare le nostre richieste. Vediamo di iniziare a togliere qualsiasi problema. Soprattutto quelli di ordine pubblico». Soprattutto le frange violente? «In piazza sono tutti tasssti». Sim. Cap.

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