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Manca una strategia per una vera lotta all'evasione

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Ed ancora, preoccupa la crescita della spesa primaria e la sostenibilità della spesa per le pensioni è ancora una questione non risolta. La Corte dei Conti è severa nei confronti del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (Dpef) ed elenca perplessità e dubbi davanti ai senatori e deputati delle commissioni di bilancio della Camera. Francesco Staderini, presidente della Magistratura contabile, valuta l'aumento di Irpef ed Irap per le Regioni che hanno sforato la spesa pubblica un «rimedio estremo» che «non si può non approvare perché è una forma di responsabilizzazione». L'elenco delle riserve della magistratura contabile è lungo e vario. Si parte dalla crescita economica: l'obiettivo del +1,7% nel per il prossimo anno è un'ipotesi «inverificabile in assenza di indicazioni più precise sulla composizione della manovra e, in particolare, sui provvedimenti diretti a contenere il reddito disponibile di famiglie e imprese». La magistratura definisce poi «ambizioso» il rientro del deficit sotto il 3% nel 2007, così come previsto nel documento, e si dichiara preoccupata per la crescita della spesa corrente primaria. «Il preconsuntivo del 2006, fortemente caratterizzato dai risultati inattesi del gettito tributario - osserva -, seguita a rappresentare e, per certi versi accentua, una situazione di preoccupante espansione della spesa corrente primaria». La Corte dei Conti la crescita della spesa corrente rischia quindi di assorbire interamente «il buon esito delle entrate», come conferma la stabilizzazione dell'avanzo primario sul livello molto basso dello 0,5% del Pil. Per controllare i conti pubblici, comunque, secondo la Corte, non è necessario istituire alcuna Authority o agenzia: «Sono invece per il rafforzamento delle istituzioni esistenti, a cominciare dalla Ragioneria, anche aumentando l'autonomia del capo della struttura - sottolinea Staderini -. È opportuno che il Parlamento si dia carico direttamente del controllo della finanza pubblica». Ma è nei confronti dell'evasione fiscale, centrale per il riequilibrio sociale del carico tributario, che la Corte usa i toni più duri. Nel Dpef - lamenta la magistratura contabile - «continua a risaltare è l'assenza di una strategia di contrasto all'evasione che sia finalmente intesa come un' ordinaria attività gestionale e che, conseguentemente, partendo dalla periodica e sistematica quantificazione delle dimensioni e della composizione del fenomeno dell'evasione - per imposta, tipologia di contribuente, territorio, classe di reddito e quant'altro - fissi e renda noti obiettivi e traguardi generali e specifici di riduzione delle perdite di gettito e definisca coerenti misure di contrasto, da aggiornare e rivedere continuamente sulla base della costante verifica dei risultati conseguiti e pubblicizzati». Sul fronte delle pensioni, a giudizio della Corte «mentre non sono poche le ragioni di ordine microeconomico che spingerebbero ad ulteriori e definitivi interventi di correzione, la stessa questione della sostenibilità macroeconomica della spesa pensionistica è da considerare tutt' altro che risolta», spiega Staderini sottolineando «l'urgenza e la rilevanza di interventi correttivi sono rafforzate dalla scelta prefigurata dal Dpef di eliminare la discontinuità riferita al cosiddetto 'scalonè introdotto con la riforma del 2004 con decorrenza dal 1 gennaio 2008». La Corte ha infine ribadito la necessità di ridurre il personale della Pubblica Amministrazione. «La Corte - ha concluso Staderini - ha più volte sottolineato l'esigenza di procedere sulla strada di una selettiva riduzione di personale nella Pubblica Amministrazione».

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