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Fitto chiede gli arresti domiciliari, la Camera dice no

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Si conclude così una giornata nella quale era stato proprio Fitto, indagato dalla magistratura barese nell'ambito di una vicenda di sanità e appalti, a prendere la scena con una dichiarazione inattesa: ai colleghi della Giunta per le autorizzazioni, ai quali solo pochi giorni fa aveva esposto le proprie ragioni rintuzzando punto per punto le accuse dei magistrati, aveva chiesto di autorizzare il proprio arresto. «Dopo una analisi lunga, sofferta e travagliata, ho assunto una decisione non revocabile. Chiedo che la Giunta conceda l'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare personale nei miei confronti. Spiegherò in aula, mi auguro in tempi brevissimi, le ragioni che mi hanno spinto a tale scelta», aveva scritto Fitto in una lettera consegnata di persona a Carlo Giovanardi, presidente della Giunta. Che cosa abbia spinto Fitto a compiere questo passo non si sa ancora. Probabilmente lo dirà lui stesso nei prossimi giorni alla Camera. Certo, non è difficile ipotizzare che la decisione sia maturata anche in polemica con l'inchiesta e con i metodi attraverso i quali essa è stata condotta. Ad ogni modo la Giunta ha disatteso la richiesta dell'ex governatore pugliese e, all'unanimità, ha detto no. Questa decisione, tuttavia, non conclude la vicenda parlamentare perchè Fitto, pur ringraziando i colleghi deputati di tutti i gruppi, insiste nella sua richiesta di essere arrestato e annuncia che la formalizzerà in maniera irrevocabile alla Camera, spiegandone appunto le ragioni, nella seduta che si terrà presumibilmente giovedì 20 luglio. Fitto fu raggiunto il 20 giugno scorso da un provvedimento cautelare - che non potè essere eseguito essendo egli parlamentare - nell'ambito di una inchiesta su un presunto illecito affidamento al consorzio San Raffaele di Roma di un appalto da 198 milioni per la gestione di undici Residenze sanitarie assistite (Rsa). Per l'affidamento di questo appalto, secondo l'accusa, sarebbe stata versata una tangente da 500mila euro al movimento politico creato da Fitto per le regionali dell'aprile 2005, «La Puglia prima di tutto». Il provvedimento suscitò una dura polemica da parte di Fitto anche per i metodi adottati dalla magistratura. Pure questa vicenda, tra l'altro, ha riproposto la questione dell'uso delle intercettazioni telefoniche. Fitto spiegò ai deputati della Giunta per le autorizzazioni a procedere che tutta la documentazione relativa alla «Puglia prima di tutto» è depositata presso il Consiglio regionale della Puglia e la Camera dei deputati«.

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