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Annan mette il Prof alle corde

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Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan rilancia così, durante la sua visita romana, l'appello delle Nazioni Unite affinché l'Italia non abbandoni Kabul. Un appello in larga parte atteso, ma che ha comunque creato un certo disagio all'interno della maggioranza di centrosinistra che, proprio in questi giorni, sta cercando di trovare un punto di sintesi sulla questione del rifinanziamento della missione afghana. Dopotutto era stato Tom Koenig, rappresentante Onu a Kabul, a chiedere all'Italia di seguire l'esempio della Gran Bretagna e aumentare il proprio contingente nel sud del Paese. Così tutti attendevano le parole di Annan. Il segretario delle Nazioni Unite, però, si è comportato da perfetto ospite. Ha evitato di chiedere più truppe (richiesta che avrebbe messo in crisi Prodi), ma non ha rinunciato ad un appello al senso di responsabilità del nostro Paese. «In Afghanistan - ha detto il segretario generale durante una conferenza stampa congiunta con il premier Romano Prodi a Palazzo Chigi - la solidarietà e la cooperazione internazionale è richiesta. Non possiamo lasciare un paese ad affrontare da solo una situazione che è drammatica». «È importante - ha continuato - fare quello che possiamo per la stabilità interna dell'Afghanistan e in questo processo è necessaria tutta la cooperazione internazionale». Insomma, un colpo al cerchio ed uno alla botte che non è comunque piaciuto all'ala più radicale della maggioranza. E, mentre Prodi si lanciava in una lungo e orgoglioso panegirico sull'Italia impegnata nella lotta al terrorismo e nelle politiche di sviluppo, il capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena partiva alla carica di Annan. «Sull'Afghanistan - ha detto l'esponente di Rifondazione - non possiamo essere d'accordo con Kofi Annan. Condividiamo l'esigenza di fare il possibile per la stabilità interna dell'Afghanistan, ma sono gli eventi stessi a dimostrare che le operazioni militari sortiscono risultato opposto. L'impegno italiano deve essere confermato, mentre le truppe devono essere ritirate al più presto». È stata questa l'unica «nota stonata» in una giornata che ha visto il segretario generale dell'Onu dividersi tra incontri istituzionali e appuntamenti con esponenti dell'opposizione. Annan ha iniziato il suo «tour romano» al Quirinale dove è stato accolto dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Quindi si è recato a palazzo Chigi. Qui il segretario generale, oltre a rilanciare l'appello per un rinnovato impegno italiano in Afghanistan, ha anche parlato della necessità di «trovare un compromesso» per arrivare ad una riforma del Consiglio di sicurezza che lo renda «più democratico, più rappresentativo e in grado di vedere cresciuta la propria legittimità». La giornata di lavoro è proseguita nel pomeriggio con l'audizione davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato e con un colloquio con il presidente della Camera Fausto Bertinotti. Ma Annan non si è certo risparmiato incontrando, nei «momenti di pausa», anche il leader dell'Udc e presidente dell'Unione interparlamentare Pier Ferdinando Casini e l'ex premier Silvio Berlusconi. Il tutto prima di trovarsi a cena con il ministro degli Esteri Massimo D'Alema. Insomma una giornata senza pause durante la quale Annan non ha certo perso di vista la situazione delicata del Medio Oriente dopo gli attacchi israeliani nel Libano Meridionale. Così, dopo l'incontro con Bertinotti, il segretario generale ha annullato un incontro con la stampa per un «obbligo di lavoro»: una serie di telefonate con il segretario di Stato Usa Condoleeza Rice, il premier libanese Fuad Siniore, ufficiali egiziani e israeliani.

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