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Casini cambia strategia e attacca il governo sull'Afghanistan

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Ma ieri Casini ha sferrato, proprio sulla questione del rifinanziamento del nostro contingente militare nel Paese dei taleban, un duro attacco al governo, che tenta la carta della mediazione per venire fuori dal voto sull'Afghanistan senza perdere pezzi di maggioranza. «Prodi ha dichiarato che si diverte un mondo. Credo che si divertano molto meno i nostri militari in Afghanistan e tutti gli italiani di fronte a questo spettacolo penoso sulla pelle dei nostri soldati - ha detto Casini, smettendo i panni che gli avevano cucito addosso di "crocerossina" dell'Unione - Se la maggioranza non sarà autosufficiente sull'Afghanistan, avrà il dovere morale di dimettersi. Noi ci comporteremo col senso di responsabilità nazionale che ci contraddistingue: noi abbiamo mandato i militari in missione e noi non faremo mancare loro la benzina. Dopo tutti gli anatemi ricevuti in questi giorni - ha concluso Casini - ho fiducia che tutta l'opposizione si comporterà in modo responsabile». Intanto ieri il ministro della Difesa Arturo Parisi ha aperto le porte del ministero della Difesa, come promesso, a Prc e Verdi per cercare di fare piazza pulita dei dubbi della sinistra radicale dell'Unione sul raddoppio dei finanziamenti della missione a guida Usa Enduring Freedom sbucati a sorpresa nel provvedimento di rifinanziamento. A sentire le dichiarazioni dei dissidenti, il problema «politico» dell'autosufficienza della maggioranza, che a Palazzo Madama è risicatissima, resta intatto. I senatori «ribelli» dell'Unione infatti non sembrano disponibili a fare troppi passi in là: «La mediazione - dicono - gia c'è stata». E promettono che la loro sarà la «battaglia degli emendamenti». Posizione che ieri è valsa un riconoscimento da oltreoceano: a esprimere solidarietà alla pattuglia di parlamentari italiani è stato il noto linguista americano Naom Chomsky che parla «di una coraggiosa presa di posizione». Ribelli a parte, decisamente più morbidi i rappresentanti di Rifondazione e Verdi. nto di Enduring Freedom», di fronte a un ministro della Repubblica che ha solo assicurato che ne parlerà con il premier e con il ministro degli Esteri, hanno fatto buon viso. A dire il vero, Parisi, che negli scorsi giorni è più volte intervenuto a rassicurare gli animi della possibilità di trovare un punto di incontro, ha rotto la breccia anche di qualche irriducibile. Ma non di tutti. Molti, infatti, restano critici.

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