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Rutelli e Fassino alla prova del fuoco

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Questo pomeriggio Piero Fassino e Francesco Rutelli si troveranno all'hotel Radisson di Roma per discutere di quello che rischia di essere un passo decisivo per il loro futuro: la costruzione del Partito Democratico. Non sarà un passaggio facile. Nelle ultime settimane le pressioni sono aumentate. Sul versante Ds l'accerchiamento messo in atto dalla componente dalemiana (che ha chiesto un congresso straordinario) e dalla sinistra interna al partito (che ha minacciato la scissione) sembra aver schiacciato in un angolo il segretario. Su quello della Margherita, invece, Rutelli deve fare i conti con la vecchia guardia che continua a sparare «bordate» contro il nuovo soggetto (ieri sono scesi in campo, criticando il progetto, addirittura Gerardo Bianco, Nicola Mancino e Ciriaco De Mita). Divisioni che sembrano rispecchiare perfettamente gli umori dell'elettorato. Basta leggere le opinioni dei giovani nei forum online per capire che il cammino è ancora lungo e, soprattutto, non sarà in discesa. Così, ad esempio, su Margheritaonline.it Vitran scrive: «Come ho già detto altre volte, non mi pare che ci siano le condizioni per fare il Pd... almeno quello che vuole Prodi, unendo verticisticamente Ds e Margherita. Del resto gli stessi partiti non ne hanno molta voglia... Se nascerà sarà opera di altri protagonisti...». Sinistragiovanile condivide questa impostazione: «Io credo che non c'è la convinzione di andare avanti sul partito unico sia nella margherita che nei Ds... un modo per velocizzare, sarebbe cambiare la legge elettorale... ma anche qui ho delle perplessità...». Il giudizio di Paolo40 è pessimista: «Per creare coalizioni omogenee, invece di forzare sul Pd, basterebbe cambiare la legge elettorale, preferibilmente con un maggioritario a doppio turno. Con questa classe politica abbastanza gretta è inutile sperare nella nascita di un Pd basato su una profonda riflessione politica. Nessuno dei leader vuole un Pd basato su un alto ideale, ma solo per interessi di parte». E anche Alberto Tacchia è perplesso: «Io credo che il Pd non sarebbe altro che la vecchia Democrazia cristiana, un partito interclassista o pseudo tale, che rappresentava solo, di fatto, gli interessi dei ceti medio e medio-alto, lasciando al rimanente della società solo la carità cristiana e le buone parole della chiesa». Tutt'altro spirito quello con cui, oggi, l'Associazione per il Partito Democratico si ritroverà nelle stanze dell'hotel Radisson. Il parterre degli ospiti è ampio e di tutto rispetto. Oltre ai leader di Ds e Dl ci saranno Giuliano Amato Arturo Parisi, Luciana Sbarbati e Leoluca Orlando (ieri l'Italia dei Valori ha ufficializzato la richiesta di partecipare alla costruzione del Pd). Oltre ad una nutrita schiera di amministratori locali - che sono ormai diventati i più convinti sostenitori del progetto - capitanati dal sindaco di Roma Walter Veltroni. L'obiettivo degli ulivisti è quello di spronare Fassino e Rutelli affinchè superino l'impasse di queste settimane e gettino il cuore oltre l'ostacolo. Per i due leader sarà la «prova del fuoco».

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