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Il Professore alle prese con i malumori della coalizione

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Montezemolo: «Il mondo non può aspettare l'Italia»

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Sembrava un'impresa disperata, Prodi sembra avercela fatta. Almeno per momento, cioè almeno fino a quando i nodi non torneranno nuovamente al pettine. C'era molto attesa ieri, per quello che si preannunciava come un incontro aut-aut. In Italia arrivava infatti Loyola De Palacio, coordinatrice per l'Unione Europea del progetto per il corridoio numero 5 Lisbona-Kiev (quello di cui fa parte anche la linea Torino-Lione). Due gli appuntamenti in agenda: il ministro della Infrastrutture Antonio Di Pietro e il premier Romano Prodi. Il terzo, quello con il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi è saltato all'ultimo minuto per un disguido tra le rispettive segreterie. L'obiettivo della De Palacio era chiaro: ricevere rassicurazioni dal governo italiano circa la costruzione della Tav. Rassicurazioni che sono arrivate visto che, abbandonando palazzo Chigi, l'ex commissaria europea: «Il presidente Prodi è stato molto chiaro nel considerare l'opera prioritaria, benchè ci siano ancora alcuni punti da affrontare». E proprio su questi ultimi la vicenda richia di arenarsi nuovamente. Prodi e Di Pietro, infatti, pur ribadendo la volontà di proseguire nella costruzione dell'opera, avrebbero avanzato la possibilità di modificare il tracciato evitando così la costruzione del tunnel in Val di Susa che aveva scatenato le proteste dei comitati «no Tav». Ora, quindi, l'Europa attende passi avanti da parte dell'esecutivo ed in particolare di Prodi che dovrà convocare un tavolo politico per riaprire il confronto, sollecitando una risposta prima della riunione della commissione intergovernativa italo-francese del 4 luglio. Antonio Di Pietro è stato chiaro: «Il nuovo Governo vuol ripartire dalle ultime operazioni del precedente, da un tavolo politico, un tavolo tecnico, ed un tavolo istituzionale per prendere le decisioni in concertazione». Ma più che con i cittadini, il governo sarà costretto a concertare con chi, anche ieri, non ha mancato di far sentire la propria voce. Anzitutto con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che durante il proprio intervento all'assemblea degli industriali di Reggio Emilia ha tuonato: «Stiamo ancora a discutere se fare o no la Tav che ci collega all'Europa! Il mondo non aspetta i rituali della politica italiana». Ma soprattuto con l'ala radicale dell'Unione che, dopo, l'incontro tra Prodi e la De Palacio ha cercato di tirare acqua al proprio mulino. Per il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, ad esempio, «Prodi è stato impeccabile, Loyola De Palacio è ancora troppo tifosa del tunnel ma lavoriamo a potenziare la linea ferroviaria e non incaponiamoci con opere faraoniche». Più netto il suo collega Paolo Ferrero: «Nel programma sottoscritto da tutta l'Unione la Torino-Lione non è inserita come una priorità». «Su temi sensibili come la Tav - ha aggiunto - occorre attentamente evitare qualsiasi accelerazione che rischia di rendere difficile la costruzione di posizioni stabili e condivise». Per Prodi la sfida è appena iniziata.

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