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di SIMONA CAPORILLI «MI RICANDIDERÒ».

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Puntando su se stesso: i prossimi cinque anni li passerà sull'altro fronte, quello di «una dura opposizione». Poi tornerà in pista come candidato sindaco. In mezzo però ci sono sessanta mesi, un 37% di voti conquistato alle amministrative da difendere, un 20% di aventi diritto voto che non si è presentato alle urne (il confronto è con le politiche di due mesi fa), un 10% in meno per Forza Italia e un partito unico da fondare: è quest'ultima la principale ricetta fornita dalla Casa delle Libertà per i tempi a venire. Gli errori che, se potesse tornare indietro, il centrodestra non ripeterebbe: il nome «Alemanno» sul simbolo della lista civica; il nome «Berlusconi» come capolista di Forza Italia che ha tolto voti e punti di riferimento; la scelta del candidato unitario a una manciata di giorni dalle elezioni amministrative, lìidea di non accorpare le elezioni in un «election day». «Berlusconi mi ha fatto una telefonata di cortesia — ha commentato Alemanno — Probabilmente se fosse stato capolista a Roma avremmo contenuto questo effetto. Il calo di votanti ha toccato tutti, non si può portare a votare la gente in tante tornate, ci deve essere un election day. Anche per una questione economica». Il partito unico — che prenderà il nome di Partito della Libertà — sarà a tre punte: Udc, Forza Italia e Alleanza Nazionale. Il banco di prova sarà il Referendum Costituzionale del 25 giugno, soprattutto per quel che riguarda il partito di Casini. E la Lega Nord di Bossi? «Se non c'è non me ne dispiacerò», ha chiosato Alemanno. Dopo di lui ha parlato Andrea Ronchi, portavoce di Alleanza Nazionale: «Il centrodestra — ha detto — deve cambiare passo per quanto riguarda le elezioni amministrative. Non dovrà mai più accadere di arrivare a pochi giorni dalla scadenza delle elezioni e trovare in modo affannoso e di corsa un candidato». I vertici di An hanno messo le mani avanti, soprattutto in merito alla questione della vicinanza, o meno, dei «big» accanto ad Alemanno nel momento degli scrutini, visto che all'Hotel Parco dei Principi l'altra sera, mentre venivano scanditi i primi risultati e le prime proiezioni, dei «big» non c'era traccia. La prima «spallata» alla sinistra non c'è stata anzi, i risultati magri delle amministrative hanno tradito le aspettative. Quindi, le soluzioni proposte da Gianni Alemanno sono essenzialmente tre: un ufficio per la comunicazione — visto che il calo di voti è anzitutto un «fatto culturale» per una mancata presa sulla base — la difesa, in Comune, di battaglie quali «l'edilizia economico-popolare» e quindi il partito unico che «dovrà ripartire dalla base».

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