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L'Unione apre la campagna acquisti

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Bordon tratta con Storace e Cursi. Esteri, no a Pera: i Dl fanno il nome di Mantica

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Per Romano Prodi il voto di oggi rappresenta il vero primo brivido del guo Governo: la minaccia che alcuni degli eletti del centrosinistra non possano votare la fiducia all'esecutivo del Professore era fino a ieri sera un rischio concreto. Anche se uno dei probabili astenuti, Sergio De Gregorio, senatore eletto nella lista dell'Italia dei Valori, ha smentito recisamente questa eventualità sussurrata nei corridoi di palazzo Madama. Anche i Verdi, dopo aver sentito l'intervento programmatico di Prodi, storcono la bocca. «Risulta carente - ha fatto notare Natale Ripamonti, vicepresidente del gruppo - la parte relativa all'ambiente e alla sostenibilità, come se vi fosse ancora una sottovalutazione del fatto che la sostenibilità sia un fattore di sviluppo, di modernizzazione e di competitività del Paese. Ci auguriamo - ha concluso l'esponente del Sole che ride - che nella replica questi temi vengano affrontati». Non si placa intanto la rabbia dei rappresentati esteri per il temporeggiamento del Governo, sulla questione relativa alla nomina di un loro ministro nell'esecutivo. Dopo la levata di scudi contro il nome di Leoluca Orlando dell'Idv la pazienza degli interessati per i tempi lunghi delle decisioni di palazzo Chigi è al limite. E la ventilata nomina di Franco Danieli (Dl) a viceministro per gli Italiani nel mondo, non ha certo calmato le acque. Soprattutto fra chi, come i rappresentanti delle liste estere, è poco abituato alla melina della politica nostrana. «Siamo stanchi - ha detto un senatore del collegio estero eletto nelle liste della maggioranza - di tutto questo parlare e rinviare. Appena vinte le elezioni Romano Prodi ci ha chiamato e ci ha chiesto se avessimo preferito avere un ministro senza portafoglio o un viceministro con deleghe pesanti. Ovviamente - aggiunge il parlamentare - abbiamo scelto la seconda ipotesi. Ma tutto poi si è arenato sulla scelta del nome del candidato. Noi abbiamo proposto un nostro candidato naturale, il senatore Danieli, mentre i socialisti hanno cercato di imporre Ugo Intini con la scusa che è gia stato sottosegretario agli Esteri. Ma Intini rappresenta solo se stesso mentre Danieli sono dieci anni che lavora per gli italiani nel mondo. Senza contare che anche lui era stato sottosegretario agli Esteri. Adesso il parto starebbe per avvenire ma proprio non capiamo perché c'è voluto tanto per arrivare a una decisione». La campagna acquisti di Prodi nel campo opposto si gioca soprattutto sulle presidenze delle commissioni permanenti. Per questo il presidente del Senato Franco Marini ha deciso di far slittare al 6 giugno la costituzione delle commissioni di palazzo Madama per favorire le trattative tra maggioranza e opposizione. Ieri nel cortile al piano terra, luogo di ritrovo dei fumatori incalliti, era tutto un parlottare e un incontrarsi. Il più attivo era Willer Bordon, ex capogruppo della Margherita nella scorsa legislatura e oggi destinato a tornare al partito con un incarico di prestigio, che ha parlato lungamente con l'ex ministro della Salute Francesco Storace e l'ex sottosegretario Cesare Cursi. Per i decani del palazzo, comunque, sorprese, a breve, non dovrebbero esserci. «Tutto è fermo - ha affermato il senatore di An Learco Saporito - fino alle elezioni del 28 maggio. Solo allora avremo le idee più chiare. E solo allora potremmo sapere se le trattative messe in atto per un accordo globale tra Camera e Senato, potranno arrivare a una conclusione positiva». L'azione di contatto e soprattutto i tentativi di lusingare questo o quel senatore di centrodestra con l'offerta di una poltrona di presidente di commissione, comunque, continua. Anche se con alti e bassi, offerte e rifiuti, segnali di pace e cannonate. Rientra in questa strategia il «no» del centrosinistra alla presidenza di Marcello Pera alla commissione Affari Esteri di pal

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