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Applausi stentati, contestazioni e molta noia per il discorso di presentazione del governo

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Parla il Prof

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L'intervento del Professore di ieri al Senato insomma non appassiona tantissimo, né divide moltissimo. Passa indenne tra sbadigli, qualche applauso (se ne contano una decina, quasi sempre solitari dell'opposizione) e alcune contestazioni. Non c'è da stupirsi, fondamentalmente l'intervento di Prodi è un riassunto in 61 pagine del programma dell'Unione, quello lungo 280 pagine. Niente sorprese eclatanti, la fine è nota per amici e nemici. Però quando il presidente incaricato arriva in aula inizia il suo discorso con una voce stentorea che non gli si sentiva da un bel po' di tempo. Probabilmente è la soddisfazione per essere arrivato quasi al traguardo. E se pure la maggioranza nel Paese, ma anche qui al Senato, è assai risicata, il presidente sa che i gesti contano quasi più dei numeri. Nel giro di poco più di un mese il centrosinistra è riuscito a nominare suoi uomini alla guida delle tre più alte cariche dello Stato e a darsi un tono da vero vincitore. Tanto che anche tra gli avversari gli onori delle armi sono stati resi tutti. E la prova di ciò era la presenza di Gianni Letta. «L'ambasciatore» di Silvio Berlusconi siede in prima fila nella tribuna d'onore ad ascoltare il discorso di Prodi, che dopo le prime pagine torna al suo solito eloquio poco ritmato. Letta sta vicino a quello che fino a pochi giorni fa era uno degli uomini più potenti d'Italia, Gaetano Gifuni, il segretario generale del Quirinale ai tempi di Scalfaro e Ciampi. Ora è fuori dagli impegni istituzionali, ma evidentemente ancora interessato. Alla fine saluta e si congratula con la famiglia Prodi. Nella stessa tribuna infatti c'è Flavia che finalmente si fa vedere (al giuramento si era solo fatta sentire, criticando il marito: «Perché sul numero delle donne e le loro responsabilità al governo si poteva fare di più») ed è la più attenta del gruppo. Vicino a lei il figlio e la nuora. C'è pure Chiara, la nipote adorata del Professore che infatti prima di iniziare la indica al vicino Rutelli e le regala un sorriso pieno di affetto. Ma la piccola non regge e a metà dei 75 minuti (tanto è durato il discorso del presidente) cede al sonno e si addormenta tra le braccia della mamma. Almeno lei non dà fastidio a nessuno. Più molesti quelli che per far passare il tempo parlano al cellulare o vanno e vengono dall'aula. Del resto non è facile seguire l'intervento senza distrarsi, e poi si sente pure male. Se ne lamenterà alla fine pure il senatore a vita Andreotti, e non si capisce se è una critica all'impianto di amplificazione o alla prosa prodiana. Pure Rutelli fa fatica a mantenere l'attenzione e per correre ai ripari si fa portare un caffè da un gentile commesso del Senato. Tra le fila del centrodestra, qualcuno esce dall'aula per non rientrare più. «Troppo noioso - ammette Francesco Storace -. È una vera fatica seguire 'sto discorso». Ma la senatrice Alberta Casellati di Forza Italia resiste, pronta a contestare Prodi sui temi della famiglia e non solo. Anche il senatore Gustavo Selva (An) contesta Prodi e il Professore non l'apprezza. Tanto che nei corridoi a fine mattinata dà del cafone al presidente uscente della commissione esteri della Camera. Un brutto alterco con il premier in attesa di fiducia che gli grida «cafone, cafone, cafone» per ben tre volte. «Ci sono rimasto male, ho solo detto che se vogliono andar via dall'Iraq forse è meglio che lo facciano d'accordo con il governo iracheno». Forse Prodi non ha notato che il gruppo di An in fondo è stato il più disponibile con lui applaudendolo almeno in occasione dei ringraziamenti a Napolitano e Ciampi, mentre da Forza Italia molta freddezza. Forse non l'ha notato, stava dormendo.

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