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IL GIURAMENTO

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Anche stavolta il 17. «Ma non è venerdì»

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Il giorno - il caso ha voluto così - è lo stesso di allora: il 17. Lo stesso che in passato, almeno a giudicare dai fatti, non gli portò affatto bene. Ma il Professore non si perde d'animo. E anzi prende spunto da questa circostanza per scherzarci sopra. Subito dopo aver letto i venticinque nomi del suo esecutivo, infatti, dichiara: «Indubbiamente è una circostanza molto particolare, lo stesso giorno, lo stesso mese, lo stesso anno, dieci anni dopo... con la sola differenza che oggi non è venerdì». Il premier rimarca ancora una volta con un sorriso la coincidenza dei dieci anni, quando nello stesso giorno del 1996 appunto andò per la prima volta a Palazzo Chigi. Il Professore sottolinea che «sono passate molte cose da allora, due anni e mezzo alla Presidenza del Consiglio, cinque e mezzo di presidenza alla Commissione europea, insomma una lunga esperienza acquisita». «Ma - ricorda - è presente ed è stato presente sempre in questi giorni e non solo durante il periodo della campagna elettorale, un grandissimo desiderio di rivalsa e soprattutto un'immensa voglia di rinnovamento». Prodi,nel 1996, venne indicato leader dell'Ulivo e iniziò una lunga campagna elettorale in pullman. Successivamente la coalizione di centrosinistra vinse le elezioni e il Professore divenne capo del Governo per la prima volta. Rimase a capo dell'esecutivo fino all'ottobre del 1998 quando, Fausto Bertinotti, in disaccordo sulla legge finanziaria promossa dal Professore, provocò la crisi di governo. In extremis Armando Cossutta e Oliviero Diliberto cercarono di salvare il governo staccandosi da Rifondazione comunista e fondando i Comunisti italiani. Prodi per un solo voto venne sfiduciato. F. P. L.

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