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Berlusconi riparte all'attacco dell'Udc

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Quindi rilancia il partito dei moderati, arrivando anche a definirne il nome e la data di nascita: «Partito delle Liberta», primavera 2007. Infine, attacca a testa bassa l'Udc, pur evitando di citarla, responsabile di non aver «creduto alla vittoria» e soprattutto di aver «logorato l'immagine» del presidente del Consiglio chiedendo per mesi una «discontinuita». Silvio Berlusconi, nel corso della sua conferenza stampa di addio a Palazzo Chigi, che preferisce definire di «arrivederci», approfitta per togliersi qualche sassolino dalle scarpe nei confronti degli altri inquilini della Casa delle Libertà, primo tra tutti l'Udc di Pier Ferdinando Casini. E quando una giornalista gli chiede quale sia stato il suo rimpianto più grande di questi cinque anni, Berlusconi parla dei suoi alleati. «Sì, un rimpianto ce l'ho. Quello di non aver ricevuto sempre il sostegno che sarebbe stato necessario perchè per vincere bisogna sempre crederci. Per mesi ogni volta ho dovuto rispondere ai giornalisti che mi chiedevano se fossi io il candidato premier, se ero il leader. Era l'epoca della cosiddetta richiesta di discontinuità». Una giornata all'apparenza difficile quella di ieri per il premier uscente, in cui il capo dello Stato ha affidato a Prodi l'incarico di formare il governo. Al termine del colloquio con Napolitano, durato poco più di mezz'ora, il Cavaliere appare serio e determinato. «Abbiamo espresso la nostra più viva preoccupazione per l'esclusione dalle più alte cariche istituzionali», attacca. Denuncia le «molte anomalie e irregolarità» nello spoglio delle schede; chiede una «verifica» in tempi rapidi da parte delle giunte parlamentari. Parla di «opposizione responsabile» da parte del centrodestra e chiede che il governo sia altrettanto «responsabile». Riferisce di aver denunciato al capo dello Stato «l'arroganza senza precedenti della sinistra» e «la concentrazione di potere da parte di chi rappresenta solo metà del paese». Poco prima di lasciare il Colle, annuncia una conferenza stampa a Palazzo Chigi. È il suo ultimo incontro nella saletta predisposta al piano terra dell'edificio che ospita il governo. Il Cavaliere traccia un bilancio dei suoi cinque anni di governo. Si dice sicuro che gli italiani confermeranno la riforma costituzionale varata dal centrodestra ed in questo caso ritiene «auspicabile» la fine anticipata della legislatura. Rende noti i dati degli ultimi sondaggi in suo possesso che danno il centrodestra in vantaggio sul centrosinistra: 52% a 47,5%. Poi, commentando le parole di Napolitano sulla stabilità del suo governo, dice che si tratta di un «buon inizio» e che quelle parole confermano la volontà del neo-presidente di essere «sopra le parti».

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