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Bertinotti rilancia l'amnistia e i Poli si spaccano

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Il presidente della Camera raccoglie l'appello del cardinal Martini. Di Pietro: «Nessun atto di clemenza»

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L'appello lanciato dal cardinale Martini, che non ha parlato esplicitamente di amnistia, non è caduto nel vuoto ma restano le distanze fra le forze politiche. I dubbi e i distinguo sono, però, trasversali nelle forze di centrodestra e di centrosinistra. Fra le ipotesi lanciate, quella di un indulto subito, in occasione della festa della Repubblica, il 2 giugno. Il primo sì convinto arriva dal presidente della Camera Fausto Bertinotti. «Toccherà al legislatore, nella sua autonomia, decidere se e come intervenire. Ma vorrei manifestare anche pubblicamente la mia condivisione di questa sollecitazione», ha detto Bertinotti ricordando che «nei giorni scorsi è giunto un ulteriore e autorevole invito al Parlamento ad adottare un atto di clemenza per i detenuti». Il segretario radicale e deputato della Rosa nel pugno Daniele Capezzone lancia l'ipotesi di un intervento in due tempi, prima l'indulto, poi l'amnistia. «Si può cominciare subito con un indulto (entro il 2 giugno, festa della Repubblica), e immediatamente dopo lavorare ad una grande, straordinaria amnistia», dice Capezzone ricordando che queste iniziative sarebbero «la premessa necessaria per la grande riforma della giustizia». Sulla stessa linea Roberto Villetti, capogruppo alla Camera della Rosa nel pugno, secondo il quale ci sono molte ragioni «non solo umanitarie» ma anche di sicurezza, per varare «al più presto» un'amnistia. Liberare la macchina giudiziaria dalla miriade di piccoli processi infatti, secondo Villetti, significherebbe renderla in grado di affrontare meglio le grandi questioni di micro e macro criminalità. Della necessità di procedere in questo senso è convinto anche Paolo Cento, coordinatore dei Verdi, che propone un tavolo parlamentare bipartisan per verificare la possibilità di un indulto collegato alla festa del 2 giugno. Cento auspica anche un riferimento al problema da parte del capo dello Stato, nel discorso di insediamento che terrà oggi davanti alle Camere. Di parere esattamente opposto Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori. «Siamo stati, siamo e saremo sempre contro ogni atto di clemenza verso i detenuti, se non dopo una vera riforma giudiziaria. Usare l'amnistia e l'indulto come strumenti contro il sovraffollamento non risolve i problemi, se prima non si mette in pratica una riforma», dice Di Pietro. A dire no, anzi «mille volte no» sia all'amnistia che all'indulto, è Maurizio Gasparri (An). «Mille volte no ad amnistia ed indulto. Prodi annuncia già una scelta dissennata e criminogena. È noto infatti che ad ogni provvedimento di amnistia e indulto segue un aumento del numero dei reati», dice Gasparri. Francesco Giro, deputato di Forza Italia, non condivide però la posizione dell'alleato di coalizione. «Su provvedimenti così complessi e dal forte impatto sociale come l'indulto e l'amnistia - sostiene Giro - occorre certamente riflettere e molto. Ma le dichiarazioni emotive e un pò concitate di alcuni colleghi sia della maggioranza sia dell'opposizione, ostili a qualsiasi provvedimento di clemenza, non aiutano a dare una soluzione ad un problema reale, un grido d'allarme che la Chiesa cattolica ha raccolto ma che la politica non riesce a tradurre in proposte concrete e fattibili».

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