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Giuliano Amato verso la Giustizia Ma è già polemica: è un socialista

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Certo, Giuliano Amato, probabilmente un pensierino ce l'aveva fatto. Aveva sperato, in una situazione di completa impasse, di poter essere lui l'uomo giusto per il Quirinale. Ma così non è stato anche se una buona parte della Cdl (in particolare An) sarebbe stata ben felice di vedere l'ex presidente del Consiglio correre per il Colle. Così, eletto Giorgio Napolitano, in molti si sono chiesti cosa ne sarà del «dottor Sottile». E se lo è chiesto soprattutto Romano Prodi che, non a caso ieri, ha approfittato di una pausa durante la votazione per appartarsi con l'ex premier. Dopotutto era stato proprio il Professore ad insistere perché Amato fosse il capolista dell'Ulivo in Toscana fermandosi solo davanti alla netta opposizione della Quercia che aveva preteso, e ottenuto, di dare quel posto a Vannino Chiti. I due ieri a Montecitorio hanno parlato a lungo, ma alla fine, non hanno rilasciato dichiarazioni. «Non leggo i giornali. Non sempre hanno ragione» ha detto Amato ai giornalisti che gli chiedevano se Prodi gli avesse offerto il dicastero della Giustizia. Mentre il Professore, intervistato da La 7, ha espresso poco più di una dichiarazione di stima «Amato è prezioso, è prezioso» ha detto Prodi aggiungendo: «Oggi abbiamo parlato a lungo. Non abbiamo parlato di governo. Abbiamo discusso della situazione in generale. Ci riparleremo nelle prossime ore, d'altronde non abbiamo problemi vista la nostra lunga amicizia». Parole che sono sembrate un vero e proprio invito rivolto al «Dottor Sottile» affinchè entri nel nuovo esecutivo. A questo punto la domanda è: quale sarà il suo ruolo? A piazza Santi Apostoli giurano che la prima scelta sia proprio quella della Giustizia. Tramontata l'ipotesi Pisapia (non gradita ai magistrati), caduta la candidatura Finocchiaro (eletta capogruppo dell'Ulivo al Senato), Amato sarebbe un'ottima alternativa. Anche se c'è chi giura che, all'interno dell'Unione, l'idea di vederlo a largo Arenula non desti proprio entusiasmo. Il principale avversario dell'ex premier sarebbe niente popò di meno che l'ex magistrato Antonio Di Pietro che, già in passato, non risparmiò critiche ad Amato per il suo rapporto con Bettino Craxi. «Signor presidente del Consiglio, non vi è nulla di personale nei suoi confronti - disse una volta l'ex pm di Mani pulite rivolgendosi ad Amato a palazzo Madama -: anzi le riconosco un'indubbia bravura tecnica, ma il problema sta proprio in questo. Di chi e di quali interessi lei ha messo a disposizione la sua bravura tecnica nel passato e oggi?» Così, in salita la strada che porta alla Giustizia, Prodi starebbe pensando ad altre soluzioni per portare Amato nell'esecutivo. Due in particolare: Esteri e Interni. La prima casella, si sa, è esclusivo appannaggio del presidente Ds Massimo D'Alema che, però, non ha ancora sciolto la sua riserva. Ma qualcuno giura che, anche se D'Alema optasse per la Farnesina, resterebbe ancora un nodo da sciogliere. Non è un segreto, infatti, che gli Usa non vedano con entusiamo l'idea di dialogare con un ex Pci per giunta critico nei loro confronti e nei confronti di Israele. Amato, al contrario, sarebbe un boccone più digeribile. Senza contare che l'ex premier, nel suo curriculum, può vantare un'esperienza come vicepresidente della Convenzione Europea (quella che ha disegnato la nuova architettura istituzionale della nuova Ue). Per gli Interni, invece, si tratterebbe esclusivamente di un giro di poltrone. Se, infatti Amato non dovesse andare alla Giustizia, al suo posto potrebbe arrivare un fedelissimo del Professore: Arturo Parisi. A questo punto, però, resterebbe libera la poltrona del Viminale. Una poltrona che faceva gola a Francesco Rutelli che, non volendo mollare la Margherita, preferirebbe una delega più leggera. A questo punto chi, meglio del «Dottor Sottile» potrebbe sedere su quella poltrona? Per il momento, comunque, si tratta solo di chiacchiere. Amato, infatti, non sareb

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