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«CHI chiedeva 10, 100, 1000 Nassiriya è stato accontentato.

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Chi teme le mani insanguinate di Bush oggi può stringere quelle dei terroristi che hanno fatto saltare in aria quel convoglio militare italiano». Lo sottolinea sul suo sito internet la fondazione Magna Carta, vicina al presidente del Senato Marcello Pera. «Forse è bene — prosegue Magna Carta — che i soldati italiani in Iraq tornino subito a casa, forse è davvero necessario il loro ritiro immediato. Una missione così delicata e rischiosa non è immaginabile se il "fronte interno" è quello che si preannuncia con il nuovo governo Prodi. È necessario che la retorica della smobilitazione, della guerra ingiusta, dell'America assassina non esponga il contingente italiano a pericoli ancora maggiori. Ed è forse utile che i preparativi per il ritiro si avviino al più presto per sottrarli al caos e all'improvvisazione di una maggioranza così fragile e divisa. Noi abbiamo sempre sostenuto e difeso la presenza del contingente italiano in Iraq, così come le ragioni della guerra: l'arma di distruzione di massa c'era ed era Saddam Hussein. In condizioni politiche diverse saremmo pronti a confermare in ogni modo la necessità che le nostre truppe restino in quel paese fino a missione compiuta e ad opporci ad un ritiro non concordato con gli alleati e con le autorità irachene. L'attentato del 12 novembre scorso ci lasciò annichiliti dal dolore e dalla rabbia, ma neppure per un istante pensammo alla necessità di una ritirata»

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