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«10, 100 Nassiriya», skinheads in corteo

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Ieri erano presenti, nel percorrere le strade della Capitale all'interno del corteo che, partito da Porta San Paolo, è arrivato a metà mattinata in piazza del Campidoglio. Saranno stati in tutto una trentina, su trentamila. Un gruppetto tanto piccolo quanto rumoroso che, nel clou della manifestazione, ha iniziato a intonare cori contro i caduti di Nassiriya, quegli stessi che, poco più di un anno fa furono promossi nell'olimpo degli «eroi». I Rash, quindi, hanno percorso le strade di Roma al grido di «10, 100, 1000 Nassiriya», un grido che, al presidente dell'Associazione Partigiani di Roma e Lazio Massimo Rendina proprio non è andato giù. Deve averlo sentito mentre era in marcia verso il Comune visto che, il primo pensiero espresso non appena impugnato il microfono è stato rivolto proprio a quei gruppi di estremisti, in coda al corteo. Dall'alto della sua età e della sua esperienza ha iniziato il comizio chiamandoli «ragazzi» e ha proseguito con un sentito: «Non dite 10, 100, 1000 Nassiriya, noi non siamo contro i soldati anzi, è anche per loro che stiamo chiedendo il ritiro delle truppe dall'Iraq». Un appello contro la guerra, quindi, rivolto a un gruppo rumoroso ma allargato anche a tutti gli altri partecipanti al corteo: famiglie, giovani ventenni, militanti di partito raccolti sotto gli striscioni - tra gli altri di «I partigiani», «L'antifascismo non si arresta», «Ieri e oggi. Resistenza è libertà». Un appello che è arrivato anche dal presidente della Provincia Enrico Gasbarra: «In ottemperanza a quanto previsto dalla Costituzione dobbiamo ripudiare la guerra e ritirare le nostre truppe ovunque siano», ha chiosato. Un invito alla moderazione, soprattutto nell'ambito dei fischi ricevuti da Letizia Moratti è arrivato dal sindaco Veltroni: «Il 25 aprile deve essere la festa di tutti gli italiani. Questo episodio fa parte di quel clima di contrapposizione che questo Paese conosce e che dobbiamo lasciarci alle spalle».

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