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«Sbagliato dargli altri significati Appartiene a tutti gli italiani»

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Così risponde Willer Bordon, appena rieletto senatore per la Margherita nel Friuli, alle polemiche nate intorno alla proposta di trasformare il 25 aprile nel giorno della vittoria del centrosinistra e della liberazione dalle polemiche sui brogli. Suo padre è stato comandante partigiano nelle Brigate Garibaldi sulle montagne friulane e anche per questo Bordon proprio non ci sta ad alterare, come vorrebbero altri esponenti del centrosinistra, il significato della festa della Liberazione. Nel '94, subito dopo la prima vittoria di Silvio Berlusconi, la sinistra usò il 25 aprile per gridare la sua riscossa. Succederà qualcosa di simile anche quest'anno? «Non credo proprio, non vedo analogie con quel momento. Oggi più che mai quella della Liberazione deve essere una festa di tutti gli italiani. Anche quelli che hanno votato per il centrodestra credo, mi auguro, che nella stragrande maggioranza considerino questa anche la loro festa. Il 25 aprile è la celebrazione del nostro secondo Risorgimento, una festa su cui si fonda l'Italia moderna». Quindi non sente la necessità di ribadire con una festa pubblica la vittoria del centrosinistra proprio in quel giorno particolare? «La legittimità della vittoria è stata data dai voti degli italiani. E comunque l'ultima parola ce l'hanno le corti d'appello e la corte di Cassazione. Il riconoscimento della vittoria non viene certo dalla piazza». E per superare lo stallo, le polemiche, le accuse reciproche come si fa? «Il risultato delle elezioni è chiaro, lo scarto tra i due schieramenti certo non è enorme, ma gli italiani si sono pronunciati e nessuno può metterlo in discussione. Non si può dire che i risultati sono diversi da quelli reali solo perché lo si desidera, come fa Berlusconi. Il centrosinistra ha la maggioranza e tutto il resto sono chiacchiere». Ma si è parlato di brogli, un'accusa grave. «Quella dei brogli è un'espressione inventata da Berlusconi. Per fortuna al Ministero degli interni sono più seri anche se all'inizio avevano fatto un grave errore: i famosi 45 mila voti contestati si sono poi rivelati essere solo 2 mila. Uno sbaglio imperdonabile, anche mia figlia che ha nove anni e che è brava in matematica avrebbe saputo contare meglio. Ma l'importante è che l'errore sia stato riconosciuto, e sapere che non ci sono proprio i numeri per ribaltare l'esito delle elezioni». Che dovrebbe fare Berlusconi? «Dovrebbe fare la famosa telefonata a Prodi. Riconoscere la vittoria dell'avversario è il sale della democrazia. Mi auguro proprio che lo faccia al più presto, magari prima del 25 aprile così potremmo festeggiare la liberazione in un paese meno diviso». Lei allora come lo passerà questo 25 aprile? «Come ogni anno, ricordando le gesta eroiche dei nostri padri della patria».

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