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«Vogliamo i nostri senatori»

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La Rosa nel Pugno contesta l'assegnazione dei posti a Palazzo Madama

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Così si legge nell'esposto presentato dalla Rosa nel Pugno in tutte le Corti di Appello e che ieri mattina, in una conferenza stampa che si è svolta a Montecitorio, Emma Bonino, Enrico Boselli e Angelo Piazza hanno illustrato nei dettagli per spiegare come l'interpretazione del Viminale non sia stata «corretta», e che la Rosa nel Pugno avrebbe quindi diritto ad avere eletti anche al Senato. «Quello che noi mettiamo in discussione - sottolinea Bonino - non è la ripartizione dei seggi attribuiti, ma la loro divisione all'interno delle due coalizioni». Entrando nello specifico del ricorso, Angelo Piazza uno dei dirigenti del partito evidenzia come sia «impossibile» in base a ciò che prevede la legge in caso di non raggiungimento del 55% che alla Rosa Nel pugno non sia attribuito nessuno senatore. «Secondo i nostri calcoli - spiega Piazza - e vedendo i voti raccolti dovremmo avere tre o quattro senatori. Quello del Viminale - aggiunge Piazza - è un abuso non si può distorcere una norma chiara. Il problema poi, da quanto ci risulta, riguarda anche altre liste». Ottimista sull'esito del ricorso è Enrico Boselli che dice «di aver fiducia nelle corti d'Appello nonostante una pessima legge elettorale». Dai microfoni di Radio Radicale interviene anche Salvo Andò, ex ministro della difesa e dirigente della Rosa nel Pugno ricordano che «la legge elettorale ha un meccanismo complesso, che distingue chiaramente due ipotesi: che la coalizione raggiunga o meno il 55 per cento dei consensi. Nel primo caso - spiega Andò - occorre fare riferimento solo alle liste che abbiano conseguito il 3 per cento dei voti validi, e solo loro possono partecipare alla ripartizione dei seggi. Nella seconda ipotesi invece non è assolutamente prevista la soglia di sbarramento, e anzi dice che per il riparto dei seggi tra le liste collegate si applicano criteri assolutamente proporzionali. È sufficiente insomma - conclude - che la soglia di sbarramento sia superata da una sola lista coalizzata, dice la legge». «Abbiamo depositato anche noi questa mattina i ricorsi in quasi tutte le corti di appello, come ha fatto la Rosa nel Pugno», ha detto il leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro, intervistato da Radio Radicale. «La nostra è una lettura di quello che la legge dice», ha aggiunto Di Pietro. Quanto al rischio che ogni Corte d'Appello decida autonomamente, il leader del'Italia dei Valori aggiunge che «se così fosse sarebbe già una mezza vittoria. Io temo che darci torto sia più semplice che darci ragione, perchè le ragioni portano anche a situazioni che minacciano il quieto vivere».

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