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Quirinale, Giuliano resta il più Amato

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Partite le trattative per la presidenza della Repubblica. L'ex premier si fa avanti: «Difendiamo l'italianità»

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Poi ha deciso di parlare. E lo ha fatto lontano dai riflettori, in un licelo romano. Giuliano Amato è riapparso. E più che un Ciampi bis, si è vista la sua imitazione visto che l'ex presidente del Consiglio ha cercato di parlare come l'attuale inquilino del Quirinale. Ha cercato di toccare i temi a lui cari. Ha cercato di usare le stesse parole. Insomma, ha provato a dimotrare di essere un buon successore. E, rivolgendosi agli studenti che erano accorsi ad ascoltarlo, ha avvertito: «Avrete letto sui giornali che il Paese è spaccato in due, che ci sono due Italie. Ma allora dobbiamo capire, per parlare di Costituzione, cosa è l'italianità». Poi si è spinto oltre. E ha cominciato a raccontare di quando il figlio aveva 12-13 anni: «Eravamo a Washington e lui tornò a scuola piangendo: "Mi dicono sempre: Italiano, mafia e spaghetti", ci disse». E giù applausi. Tanto che il dottor Sottile ha ripreso fiato e ha aggiunto, ancora rivolto ai ragazzi: «Dipende dai voi se ai vistri figli non diranno più all'estero ciò che dissero al mio». Amato si sente un po' già il presidente in pectore. È il candidato numero uno. Già da diversi mesi. È sostenuto dai Ds, tutto sommato piace anche a Prodi. E soprattutto a Silvio Berlusconi che il 27 gennaio scorso, giorno della memoria, ha ricordato: «Amato? È un mio amico». In questo momento, insomma, sembra l'unico candidato che potrebbe riscuotere consensi da una parte e dell'altra. I Ds però pensano anche a un altro loro uomo forte, Giorgio Napolitano. L'ex leader della corrente migliorista del Pci, negli anni Settanta apprezzato e ricevuto anche negli Usa, ha avuto il massimo della legittimazione visto che è stato nominato di recente senatore a vita. Con l'altra parte ha un ottimo rapporto con Pier Ferdinando Casini che lo avva voluto anche alla guida della Fondazione della Camera dei deputati. Con Belrusconi, invce, pochi rapporti. A parte la famosa stretta di mano quando, nel '94, il Cavaliere lasciò i banchi del govenro per raggiungerlo tra quelli dlel'opposizione per stringergli la mano dopo il discorso in cui gli negò la fiducia. Fu un'immagine simbolo. Ma durò appena qualche giorno, visto che subito dopo il centrosinistra partì al suo attacco. Ma si tratta di tutti candidati laici che dovrebbero succedere al laico Carlo azeglio Ciampi. Ed è proprio per questo che potrebbero entrare in campo anche forze cattoliche che potrebbero invocare l'alternanza riconquistando il Quirinale: l'ultimo cattolico al Colle è stato Scalfaro. In questo caso in pole position c'è Marcello Pera, che può vantare ottimi rapporti con l'Oltretevere. Per lui si tratterebbe di salire un gradino, visto che oggi ricopre già la seconda carica dello Stato. Ma il filosofo di Forza Italia è in carica anche per una possibile ricoferma a Palazzo Madama qualora questa poltrona fosse assegnata alla futura opposizione. In quel caso salirebbero le quotazioni del suo predecessore, Nicola Mancino. O addirittura di Romano Prodi, se i Ds decideranno di liberarsi di lui (trovando la sponda in Rutelli).

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