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Casini si blocca «E ora aspetto»

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Il leader dell'Udc si chiude nel silenzio Contatti con i Ds ma nessun soccorso

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Da qualche giorno, e precisamente da dopo le elezioni, il leader dell'Udc inizia tutte le telefonate con i suoi fedelissimi con «fratello mio», come se cercasse di tenere tutti vicini. E sino a ieri, giovedì, ancora non aveva commentato il risultato del voto. Non ha detto una parola. Salvo una fugacissima apparizione alla direzione del suo partito semplicemente per ringraziare tutti per il lavoro svolto. Poi silenzio. Un silenzio quasi enigmatico. Ed è anche geloso che non appaiano sui media sue frasi. «Non sa che dire», si lascia scappare un suo amico. Può darsi, Casini ha dato in pasto ai giornalisti il segretario del partito, Lorenzo Cesa, che parla e sparla da giorni. Ha lasciato bearsi del risultato del voto Mario Baccini perché un giro di valzer non si nega a nessuno. E anche perché il ministro della Funzione Pubblica è a tutt'ora candidato a sindaco di Roma ed è chiaro i centristi cercano di consolidare alle amministrative il risultato delle urne uscito lunedì, che con quei due milioni e mezzo di voti e il 6,8 in percentuale gli assegna quasi 40 deputati e 21 senatori. «Facciamo parlare i risultati», ha detto a caldo a un parlamentare. E i risultati stanno parlando, non c'è dubbio. Il problema per Casini è che stanno parlando anche quelli di Berlusconi, quello recupero che sembrava impossibile e che comunque lo ha portato a sfiorare quasi il 24%, ovvero quasi quattro volte i voti dell'Udc. Berlusconi insomma c'è. È in piedi. Esiste. Non si farà da parte e se Casini spera di prendere in mano un giorno il partito dei moderati, dovrà fare i conti con lui. Lo ha capito Fini che all'esecutivo del suo partito, due giorni fa ha detto che la linea prevede di non mettersi di traverso al Cavaliere e a Forza Italia. Il bel Pier, dunque, deve cercare un'altra strada. Il soccorso all'Unione, in particolare al Senato, appare da escludere al momento. I contatti con l'altra parte no. D'altro canto non si sono mai chiusi con i Ds, in particolare con Massimo D'Alema e Luciano Violante. Insomma, per il momneto non c'è strategia. Solo tattica. E la tattica è quella dei due piedi in una scarpa. Si parla con il centrosinistra, rimanendo legati al centrodestra. Berlusconi per esempio l'ha capito e ha cominciato a trattare direttamente con la sinistra per evitare fughe in avanti dei suoi. L'unica cosa certa, per il momento, è che Casini sa che due settimane dovrebbe abbandonare la presidenza della Camera. Ha già fatto gli scatoloni, ha preso visione dei suoi nuovi uffici e ha regalato un portachiavi di commiato ai suoi collaboratori con la scritta: «Il presidente della Camera, XIV legislatura». Guiderà anche la quindicesima.

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